LA TATTICA DI ZERO 2009-2019 | Renato Zero. I primi dieci anni di produzione indipendente

di Lillo Portera

Pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 41 | inverno 2019-’20

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Renato Zero ha militato nella Rca italiana (poi BMG) dal 1967 al 1993, mettendo a segno ben 17 album in studio. Già nel ’78, per tutelare il proprio repertorio, crea la “Zeromania Music Edizioni” e l’etichetta discografica “Zerolandia”, restando legato alla Rca per la distribuzione. Nel 1994 il cantautore romano passa a Sony Music e si lega alla nuova etichetta discografica “Fonopoli” (poi “Tattica” dal 2001). Con la Sony Zero conquista grandi record nelle vendite, basti citare l’album del 1998 Amore dopo amore (oltre un milione di copie vendute). Nel 2004 i colossi Sony e BMG stringono un accordo commerciale e fondono i rispettivi cataloghi dando vita alla Sony-BMG. Sono anni di grande fermento per il mondo discografico, costretto a misurarsi da un lato con l’inarrestabile fenomeno della pirateria, e dall’altro con l’avvento delle nuove tecnologie digitali. Le grandi major, sostanzialmente incapaci di fronteggiare la crisi attraverso una seria pianificazione (poiché, di fatto, preoccupate solo di non perdere il monopolio), cominciano ad adottare una serie di strategie commerciali improvvisate e fallimentari. Investendo poco sul nuovo, svilendo il catalogo saturando il mercato di “Best of”, “Greatest Hits”, repackaging, compilation da supermercato e paccottiglia natalizia, le major sono state di fatto corresponsabili della rovinosa débâcle dell’industria musicale. Anche le radio, un tempo libere, hanno agito in accordo con queste dinamiche. Il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti (i negozi di dischi sono quasi pressoché scomparsi a favore di un consumo musicale sempre più fluido e inconsistente).

I rapporti tra Zero e la multinazionale si incrinano nel 2006 all’indomani della pubblicazione del triplo cd celebrativo Renatissimo!, contenente brani dal 1973 al 2006. Disco della discordia – non entriamo qui nel merito delle motivazioni tecniche (la pubblicazione non concordata e abusiva di diversi brani) che hanno portato alla definitiva interruzione dei rapporti tra l’artista e la multinazionale – Renatissimo! viene ritirato dal mercato. Con un dispaccio Ansa, diffuso il 22 maggio 2007, viene annunciata la risoluzione del contratto in essere tra Sony BMG e la Tattica S.r.l. (titolare dei diritti sulla produzione di Zero). Finalmente libero da clausole e legacci, ben consapevole della crescente destabilizzazione del mercato musicale, il cantautore si rimbocca le maniche e decide di proseguire da solo riscoprendosi «artigiano della musica». Zero ha saputo intercettare questi cambiamenti con largo anticipo rispetto ad altri colleghi del settore, forte di quella proverbiale lungimiranza che l’ha sempre contraddistinto. La scelta pionieristica di “mettersi in proprio”, rinunciando definitivamente alla protezione di una major, è stata dettata innanzitutto da una profonda esigenza di autonomia. «Le multinazionali non rappresentano la mia musica e la mia gente. Si chiamano così perché i soldi li prendono qui e li spendono a casa loro. Una forma di usurpazione che non condivido. Non mi lascio manomettere.»

Il 20 marzo 2009, su etichetta Tattica S.r.l., esce l’album Presente, il primo disco totalmente indipendente di Renato Zero. Nel brano Giù le mani dalla musica il cantautore affronta la questione di petto: «…Dimmi se c’è un altro modo di arrivare a te, oltre i motori di ricerca, i media e la telefonia. Una multinazionale incombe sempre su di noi, è orribile…» Presente vince la sfida, risultando il secondo disco più venduto del 2009, ma non è che l’incipit del progetto magnifico del nuovo Zero imprenditore di se stesso. La conquista dell’autonomia agisce prepotentemente sulla sua fertilità creativa. «…Senza un progetto non vivrò» canta in Voglia d’amare.

È sorprendente quanto Zero sia stato in grado di produrre artisticamente in soli dieci anni (i primi dieci da indipendente), sempre vissuti al grido di O si suona o si muore. La decade 2009-2019 annovera ben sei album in studio, tre dal vivo, sette tour (quattro immortalati su dvd), due raccolte tematiche con inediti, la mostra-evento alla Pelanda di Roma, la rimasterizzazione dell’intero repertorio discografico e videografico (33 cd e 12 dvd, entrambi distribuiti attraverso il circuito delle edicole) e, punta di diamante, l’ambiziosa opera Zerovskij (realizzata anche in versione cinematografica); a ciò si aggiungano le diverse collaborazioni come autore, interprete e produttore artistico. Un fiume in piena, a dispetto della crisi del mercato musicale. Generoso, ispirato, fedele alla sua cifra stilistica ma sempre pronto a reinventarsi – l’ultimo album, Zero il folle, lo ha realizzato a Londra avvalendosi della produzione di Trevor Horn – Zero appare più a suo agio nelle nuove produzioni che nei vecchi cavalli di battaglia, che pure non manca di elargire nei suoi concerti. Anche nella sua ultima follia discografica Zero torna a proclamarsi fieramente «Artigiano indipendente», artista e uomo libero: «Folle, per aver abbandonato la fila, per aver trasgredito sistematicamente a ogni imposizione o sottomissione. (…) Il Folle perciò, non si è fatto intimidire, affliggere, censurare né con lingue né con inchiostri. Artigiano indipendente quindi, medico e analista di se stesso.»

Lillo Portera


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