di Sandro Bianchi
Pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 39 | estate 2019
A vestire i panni di Elton John nel drama musical-biopic Rocketman (Paramount Pictures) è il versatile attore gallese ventinovenne Tom Egerton. Inizialmente il ruolo doveva essere ricoperto da Tom Hardy, che è risultato però fuori target per l’età. Diretto da Dexter Fletcher (lo stesso di Bohemian Rhapsody), il film ricostruisce il difficile percorso che ha portato un timido e talentuoso pianista di provincia a trasformarsi in una star internazionale. A impersonare Elton John da bambino è un indovinatissimo Matthew Illesley.
Reginald Kenneth Dwight nasce nel 1947 a Pinner (Middlesex) e cresce con i genitori a casa dei nonni materni. Un’infanzia difficile quella del piccolo introverso e impacciato Reginald, con un padre anaffettivo e una madre superficiale. Si avvicina al pianoforte all’età di soli tre anni. La passione per la musica – scopre presto il rock ’n’ roll ascoltando Elvis e Bill Haley – segna la sua adolescenza ma non guarisce a fondo la sua inquietudine. A undici anni, grazie agli studi di indirizzo musicale, si misura felicemente con Bach, Beethoven e Chopin. Quando compie quindici anni i suoi si separano; è in questo periodo che Reg Dwight comincia ad esibirsi come pianista nei pub vicino casa, eseguendo perlopiù repertorio country e folk irlandese. Nel ’62 forma il suo primo gruppo musicale: The Corvettes, poi mutato in Bluesology (nel ’65 la band incide il primo 45 giri Come Back Baby per la piccola etichetta Fontana Records). Dopo alterne vicissitudini e vicoli ciechi, nel giugno del ’67 per Reg arriva la svolta: l’incontro con il paroliere Bernie Taupin (che nel film è interpretato da Jamie Bell). Il resto è storia. Presentato al festival di Cannes, Rocketman è stato sceneggiato da Lee Hall (l’autore dello script del fortunato Billy Eliot) e prodotto dallo stesso Elton John. Il titolo rimanda a una delle sue canzoni più celebri, tratta dall’album Honky Château del 1972: Rocket Man (I think It’s going to be a long, long time).
Nella prima scena del film Elton, vestito da diavolo, prende posto a una seduta di alcolisti anonimi. Qui ripercorre il suo passato: l’incapacità di gestire il successo, l’abuso di droga e alcol, la relazione distruttiva con l’ex manager John Reid, la dipendenza dal sesso, fino alla resurrezione negli anni Novanta dopo l’incontro con il regista canadese David Furnish (i due sono uniti civilmente dal 2005 e sposati dal 2014).
Pur se nel complesso godibile e dignitoso, Rocketman è un biopic didascalico, agiografico, prevedibile e a tratti fumettistico. Più interessante sarebbe stato approfondire gli ultimi venticinque anni della vita dell’artista britannico, veramente rivoluzionari: dal coming out ufficiale del 1992 ai figli avuti con Furnish da madre surrogata, fino alle grandi battaglie per i diritti civili (e, non ultima, la straordinaria prolificità come autore). In Russia, paese notoriamente omofobo, alcune scene d’amore sono state tagliate. Nella sua carriera Elton John ha venduto oltre 300 milioni di dischi. La sua discografia conta ben 33 album in studio.
Sandro Bianchi
Pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 39 | estate 2019
Copyright 2019 © Amedit – Tutti i diritti riservati