IL DIZIONARIO DEI SOGNI NEL MEDIOEVO | Il Somniale Danielis in manoscritti letterari | di Valerio Cappozzo

IL DIZIONARIO DEI SOGNI NEL MEDIOEVO

Il Somniale Danielis in manoscritti letterari | a cura di Valerio Cappozzo

di Giuseppe Maggiore

Pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 36 | settembre 2018

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L’umanità, tutta intera, sogna. Da sempre, per sempre. Quando, sopraffatti dal sonno, gli occhi si chiudono su questo mondo, veniamo catapultati in una dimensione altra, priva di tutti quei riferimenti che stimiamo certi, dove tutto ciò che scandisce e contraddistingue le nostre esistenze subisce un rimescolamento. Nel mondo dei sogni siamo e non siamo a un tempo. Veniamo come attraversati, agiti da eventi le cui dinamiche il più delle volte sfuggono alla nostra comprensione. Riuscire a interpretare il contenuto di un sogno significa tentare di ricondurre all’ordine quell’indistinta e oscura materia che prende forma e si dilegua nei nostri imperscrutabili abissi. Al risveglio, quando la ragione si riappropria delle nostre facoltà, capita sovente che talune immagini oltrepassino quella sottile cortina che separa il mondo onirico da quello reale. Su quelle immagini e su ciò che suscitano in noi siamo portati a voler leggere dei messaggi, scrutare segni o premonizioni. Così è fin dalla notte dei tempi.

L’onirologia, lo studio dei sogni, rappresenta questo continuo lavoro di riordino e interpretazione condotto dall’uomo d’ogni epoca e luogo; i testi e le testimonianze che ci sono giunti coprono un arco temporale di oltre 3200 anni, dai libri dei sogni egiziani fino alla Smorfia napoletana che, nel tardo Rinascimento, associò ai sogni dei numeri da giocare al Lotto. La particolarità della storia dei sogni risiede nel suo procedere coerente e immutabile nel tempo, al di là dei diversi approcci e metodi di interpretazione di volta in volta adottati. Ogni nuova intuizione o chiave di lettura si è andata ad aggiungere alla tradizione che l’ha preceduta, senza mai sostituirla. Questo fa sì che la struttura simbolica e interpretativa dei testi che la riguardano rimane valida oggi come lo è stata in passato. Una prima classificazione dei sogni, e la relativa traduzione simbolica, è rappresentata dall’Onirocriticon del filosofo greco Artemidoro di Daldi (II sec. d. C.), un’opera enciclopedica che li definisce in base alla loro veridicità e al loro valore simbolico, e che sarà fondamentale nel fissare l’immaginario onirico collettivo, dando il via a tutta la successiva trattatistica dal Medioevo fino ai giorni nostri. Artemidoro si avvalse di una duplice metodologia, l’onirocritica e l’oniromanzia. La prima, di ordine intellettivo, servì a stabilire l’origine e l’attendibilità dei sogni; la seconda, di ordine pratico, tese a leggere i sogni come fenomeno divinatorio, al fine di lucrarne le potenzialità prognostiche. Questa metodologia sarà la stessa che verrà adottata per tutto il Medioevo e oltre, fondendo antichi saperi e credenze popolari agli studi di colti studiosi. I sogni divennero dunque materia intellegibile, grazie alle liste di interpretazione formulate e trasmesse, dapprima oralmente, poi in forma scritta.

Il libro in assoluto più consultato nel Medioevo è il Somniale Danielis (Libro dei sogni di Daniel profeta), un vero e proprio compendio universale che riunisce e rende accessibile a tutti quanto l’uomo ha fissato interrogando e studiando i propri sogni. Questa importante opera, le cui prime testimonianze manoscritte furono le versioni greche risalenti al IV sec. d. C., venne tradotta in latino nel IX sec., successivamente nelle lingue volgari europee e mediorientali. Grazie alla sua struttura e alle interpretazioni concise che ne fanno un prontuario versatile alla portata di tutti, ebbe una vastissima diffusione, avendo, tra i suoi più illustri possessori, il grande Leonardo da Vinci. Non stupisce che Valerio Cappozzo della University of Mississippi, abbia deciso di dedicarle il suo ultimo lavoro, Dizionario dei sogni nel Medioevo – Il Somniale Danielis in manoscritti letterari. Il corposo e pregevole volume, edito dall’editore Olschki, riveste un alto valore filologico, sia perché riunisce manoscritti latini e volgari che vanno dal IX al XV sec., sia perché affronta per la prima volta lo studio della tradizione in volgare italiano, completando l’excursus con le prime edizioni a stampa dal 1475 al 1550. Il prezioso materiale così riunito, si rende utile anche per un più ampio studio del simbolismo letterario e storico-artistico. Proprio al tema dei sogni in letteratura è infatti dedicata un’ampia sezione del libro che intercetta simboli e interpretazioni derivati dal Somniale Danielis nelle opere di Dante, Boccaccio, Cecco d’Ascoli e Petrarca. Con accurate schede e trascrizioni, Cappozzo ci mostra l’evoluzione che questo trattato ha avuto lungo la sua storia millenaria, l’influenza che ha esercitato nelle varie epoche, tanto sui colti quanto sugli analfabeti, ma soprattutto mette in risalto come i sogni abbiano dato luogo a un universo simbolico sorprendentemente analogo in contesti geografici diversi tra loro per tradizione e cultura.

L’indice dei sogni raccolti nel Dizionario semplifica ogni evento onirico e, per associazioni, riconduce tutto alla concretezza di cose e situazioni quotidiane a noi familiari. La sua efficacia è data dall’immediatezza dei simboli e delle interpretazioni date, e dal quel suo essere svincolato da precisi riferimenti spazio-temporali. Quando gli occhi si chiudono su questo mondo, noi tutti abitiamo i medesimi luoghi dell’ineffabile mistero.  Ciascun sogno, per quanto possa apparire peculiare al vissuto del sognante, ha in astratto una valenza universale. Ecco perché l’elemento onirico, tradotto in semplici concetti-chiave, confluisce in un mondo che «non è circoscrivibile a un’epoca precisa ed è impossibile riconoscerne una geografia specifica» offrendoci una «visione illimitata della civiltà umana [che] diventa applicabile in ogni momento e luogo della storia».

Giuseppe Maggiore


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