LA LETTERATURA È MOLTITUDINE
4321 | Il nuovo romanzo di Paul Auster | Einaudi, 2017
di Massimiliano Sardina
Pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 33 – Dicembre 2017.
Con Auster la letteratura si fa testimone e depositaria di una vita sempre soggetta alle regole del caso, una vita governata dall’imprevedibilità, continuamente orientata e disorientata, proiettata nel gorgo di un’esperienza totalizzante e, magari sul più bello, bruscamente interrotta. Ogni scelta consapevole, piccola o grande, non può non fare i conti con una contingenza sempre mutevole e imponderabile, esposta su ogni fronte, mai impermeabile. Il mondo indagato da Auster è quello delle infinite possibilità, il mondo delle combinazioni e delle interazioni, delle linearità puntualmente contraddette e reindirizzate, degli incontri e degli addii, un mondo dove ogni storia avrebbe potuto prendere un’altra piega ed essere quindi un’altra storia, una storia diversa. Così Archie Ferguson, l’eroe austeriano protagonista di 4321, è chiamato a incarnare diverse versioni di sé stesso, in ossequio a un destino scritto-riscritto, riformulabile, mai fissato a priori; eventi e accadimenti forgiano in modo sempre diverso gli stati d’animo, gli umori, i desideri e le scelte (quelle libere come quelle indotte) di questo giovane eternamente affacciato alla vita, un giovane di belle speranze deciso a realizzarsi per mezzo della poesia e della letteratura, e deciso a innamorarsi ogni volta della stessa (fuggevole) persona.
Archie nasce il 3 marzo del 1947 a Newark, New Jersey, figlio primogenito di Rose Adler e Stanley Ferguson. Se è nato in America lo deve al nonno ebreo russo, padre di suo padre, emigrato da Minsk a New York nel 1900. Si chiamava Isaac Reznikoff, ma per aver risposto Ikh hob fargessen (Non me lo ricordo più) al funzionario dell’emigrazione, si ritrovò registrato come Ichabod Ferguson. Un’identità, quella di Archie, dunque già romanzata all’anagrafe, votata al mutamento, alla contaminazione. Attento osservatore, fin da piccolo Archie ha dalla sua una curiosità audace e una sensibilità spiccata, i requisiti giusti per un aspirante scrittore. Si divide tra l’amore per i libri (quelli consigliati dalla zia Mildred) e quello per il baseball, tenendosi in costante esercizio con la mente e con il corpo. È leale, sincero, onesto, aperto a ogni esperienza quindi predisposto a una vita piena (a una libera e spregiudicata giovinezza), tutte virtù che lo rendono vulnerabile alla vita stessa. Serenamente bisessuale, ostinatamente innamorato ora di un fascinoso Albert Dufrense ora di una imprendibile Amy, Archie è più che mai deciso a scrivere il suo libro fino in fondo, pagina dopo pagina, «perché anche lui sarebbe diventato una versione romanzata di sé stesso.» Il poeta, il giornalista sportivo, il critico cinematografico (con una sconfinata venerazione per quei due buffi mattacchioni di Stanlio e Ollio), il novelliere, infine lo scrittore. Archie Ferguson, prima che una persona in carne e ossa, è soprattutto un libro, un romanzo imperfetto che vuole farsi opera, specchio rivelatore di una vita complessa e misteriosa, infinitamente esperibile ma mai comprensibile fino in fondo. L’infanzia, l’adolescenza, l’affrancamento dalla famiglia, i primi passi nel mondo degli adulti, gli studi appassionati, la Columbia, Princeton, i viaggi, i progetti, le aspirazioni, la scoperta della sessualità, lo spettro del futuro: Auster accompagna (nel bene e nel male) la sua creatura di carne e inchiostro, senza perderla di vista un solo istante. Archie è figlio di un’America in fieri, la terra delle opportunità e delle grandi contraddizioni, delle mescolanze e delle divisioni, del capitalismo galoppante e delle larghe sacche di povertà; la storia americana del ventennio Cinquanta-Sessanta (la guerra in Vietnam, l’assassinio di Kennedy, gli scontri razziali, le battaglie per i diritti civili, le occupazioni dei campus universitari…) non scorre sullo sfondo come mera ambientazione ma penetra le vite dei personaggi.
Cuore di 4321 è il racconto Amici di suola scritto su una Smith-Corona da un Archie Ferguson quattordicenne; è qui che viene fuori la bella personalità del giovane eroe austeriano, la sua colta ironia, la sua involontaria tenerezza, il suo profondo senso civile. Di libri, negli anni, Archie ne scriverà tanti, tutte prove d’autore, piccole grandi prove del suo genio, fino a Il taccuino scarlatto «di gran lunga l’opera più ardua che avesse mai affrontato (…) Un libro su un libro, un libro che si poteva leggere e su cui si poteva anche scrivere, un libro in cui si poteva entrare come in uno spazio fisico tridimensionale, un libro che era un mondo ma creato dalla mente, un enigma, un paesaggio incerto, pieno di bellezze e di pericoli, e a poco a poco al suo interno si sarebbe sviluppata una storia che avrebbe costretto Ferguson, l’autore immaginario, ad affrontare i suoi lati più oscuri.»
Opera ambiziosa di respiro dickensiano, 4321 dispiega e riavvolge quello che Auster stesso chiama l’effetto quantico della vita. La narrazione – scandita da tempi lenti, dilatati, puntellati da digressioni – si snoda su una cronologia ora lineare ora frammentata, dove la vicenda individuale è sempre inquadrata nel corrispondente contesto storico. C’è tutto Auster in 4321. Questo grande, corposo romanzo (di quasi mille pagine) assurge a summa di tutta la sua generosa bibliografia, da Gioco suicida (1982) a Sunset Park (2010).
Massimiliano Sardina
Questo articolo è pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 33 – Dicembre 2017.
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