TOM OF FINLAND | In un film la vita e l’opera del celebre illustratore finlandese

TOM OF FINLAND

In un film la vita e l’opera del celebre illustratore finlandese

di Gaetano Platania

su Amedit n. 32 – Settembre 2017.

Tom of Finland, settimo lungometraggio del regista finlandese Dome Karukoski, ripercorre la vita e l’avventura artistica del disegnatore omoerotico finlandese Touko Laaksonen (1920-1991). Il film è stato presentato il 27 gennaio al Göteborg International Film Festival in Svezia, dove si è aggiudicato il premio FIPRESCI della Federazione Internazionale della stampa cinematografica. In Italia il film ha fatto da apertura alla trentaduesima edizione del Lovers Film Festival di Torino.

Nato a Kaarina, figlio di insegnanti,Touko si trasferisce a Helsinki all’età di diciannove anni per intraprendere gli studi di grafica pubblicitaria. Siamo nel 1939, la guerra irrompe nel cuore dell’Europa. Touko deve deporre la matita per imbracciare un’arma. Arruolato nell’esercito finlandese si lascia fagocitare da quegli anni bui, covando in gran segreto l’oggetto del suo desiderio ormai prossimo a manifestarsi. Il suo immaginario erotico si forgia in questi anni sulle uniformi di soldati, ufficiali e marinai, in un divertito amalgama tra dolcezza e violenza. Un episodio tragico segna questi suoi anni di guerra: l’uccisione di un soldato russo. Il film ne fa un evento spartiacque nella vita di Touko, tormentato da angoscia e sensi di colpa. Finita la guerra Touko inizia a lavorare come grafico pubblicitario e si diploma in pianoforte. In privato, al riparo da occhi indiscreti, dà sfogo copiosamente a tutto il suo repertorio. Maschi tonici e muscolosi, tesi quasi fino a gonfiarsi, stretti in divise militaresche e atteggiati in pose d’inequivocabile sensualità. Poliziotti, operai, motociclisti, un esercito di corpi stillante turgore, un presepio di carni giovani e sode, e tutt’intorno un tripudio fetish-leather di cinghie e di stivali in pelle. Parallelamente Touko esercita la sua sessualità nell’ombra frequentando i luoghi di battuage. In quegli anni la Finlandia, a differenza delle più tolleranti Berlino o Parigi, seguiva una linea dura per contrastare il cosiddetto “fenomeno dell’omosessualità”, e le retate notturne nei luoghi deputati erano molto frequenti. Touko impara presto a muoversi con cautela, consapevole che quei suoi disegni osceni, se scoperti, lo avrebbero cacciato in guai seri. La sua vita è tutto un destreggiarsi tra la necessità di nascondersi e il desiderio di manifestarsi.

Solo nel 1956 troverà il coraggio di spedire alcuni suoi lavori a un editore, firmandosi per la prima volta con lo pseudonimo di Tom. Il talento prorompente di Touko non passò inosservato. La rivista americana Physique Pictorial, specializzata sul corpo maschile, decise di pubblicarne alcuni e i riscontri furono più che positivi. Nel ’57 la stessa rivista ne pubblicò uno in copertina (la scelta del nome Tom of Finland fu una trovata dell’editore). Di qui in avanti la carriera artistica di Tom of Finland, non senza incidenti di percorso, fu tutta in ascesa. La comunità gay seppe subito intercettare l’efficace pregnanza del suo linguaggio iconografico, riconoscendone la forte portata politica che vi era sottesa. La matita di Tom, nell’essenzialità incisiva del bianco e nero, aveva messo in luce tutto un mondo che si voleva restasse nell’ombra. I suoi personaggi ribaltavano tutti gli stereotipi sull’omosessuale, presentandolo sotto una luce nuova, vitale e virile. Tom celebra un corpo gioioso, sano e compiaciuto. Un corpo aperto alla vita e al piacere. Un corpo libero, sprizzante energia, agito da una sessualità dirompente. Linee e tratteggi fissano la cifra di uno stile inconfondibile, mai volgare anche nelle soluzioni più esplicite, complice quella forte carica ironica capace di stemperare ogni anelito d’oscenità.

L’esperienza della guerra entra prepotentemente nell’immaginario dell’artista, manifestandosi come spettro da esorcizzare. La fascinazione per le divise, specie quelle naziste, si traduce in tutta una gamma di rielaborazioni. Tom of Finland impronta coraggiosamente un’erotizzazione del nazismo, convertendo l’orrore bellico in amore virile. Il soldato russo freddato con un colpo di fucile si reincarna nel corpo erotizzato, felice, eternamente giovane. Le prime mostre arrivano agli inizi degli anni Settanta. Il suo repertorio fatica a guadagnarsi il consenso, ma gradualmente seppe conquistarlo. Oggi le opere di Tom of Finland (un corpus di 3500 illustrazioni in bianco e nero e a colori) sono esposte nei maggiori musei di tutto il mondo. Il film ha un assetto tipicamente biografico. Restituisce bene le controversie storiche e le vicende personali (come il rapporto con la sorella o la lunga storia d’amore con il compagno di una vita Dancer Veli) ma manca di approfondire la complessa parabola artistica del grande disegnatore finlandese, sfiorata solo in parte. Ottima la sceneggiatura di Aleksi Bardy, a fronte di un lavoro preliminare, a detta del regista, protrattosi per ben quattro anni. Altrettanto indovinata la scelta di Pekka Strang come protagonista.

Gaetano Platania


Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 32 – Settembre 2017.

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