ZEROVSKIJ L’IMPREVEDIBILE | Renato Zero festeggia cinquant’anni di carriera con un’opera sinfonica di teatro totale

ZEROVSKIJ L’IMPREVEDIBILE

Renato Zero festeggia cinquant’anni di carriera con un’opera sinfonica di teatro totale 

di Andrea Pardo

su Amedit n° 31 – Giugno 2017

Artigiano della musica: così oggi ama definirsi Renato Zero, a cinquant’anni di distanza dal 45 giri d’esordio Non basta sai. Cinquant’anni spesi sul pentagramma, in equilibrio tra sperimentazione e tradizione, sempre un passo avanti rispetto ai colleghi cantautori, sempre in anticipo sui tempi, complice un’ispirazione fertile e instancabile. A pochi mesi di distanza dall’album Alt l’artista romano lancia Zerovskij, Solo per amore, un’opera composita che promette di stupire su più versanti espressivi. Difficile definire Zerovskij in un genere preciso, non è né un musical, né un recital, né un’opera strettamente sinfonica ma qualcosa di più ambizioso che coinvolge anche la prosa, le arti performative e la cultura popolare. Ancora una volta Zero rifiuta le etichette e sceglie di spingersi oltre, rivoluzionario e imprevedibile. Il doppio album (composto parallelamente al percorso drammaturgico del progetto Zerovskij) si compone di diciassette brani inediti più una rivisitazione sinfonica di Infiniti treni (da Soggetti smarriti, 1986), intro e outro dell’opera.

Primo singolo estratto Ti andrebbe di cambiare il mondo?, scritto con la complicità di Vincenzo Incenzo. Il disco include anche Singoli, precedentemente incisa in duetto con Sal Da Vinci e qui riproposta da solista con un arrangiamento mesto ed etereo di Adriano Pennino. Amore e Odio, Vita e Morte, il tutto scandito da un Tempo che non concede sconti: questi i grandi temi di Zerovskij. Agli arrangiamenti e direzione d’orchestra il maestro Renato Serio, con atmosfere che richiamano Danny Elfman, Morricone, Bacalov e Bindi. Tra le perle del disco l’onirica Gli angoli bui e l’evocativa Vivo qui. Di forte impatto anche Stalker (presentata in anteprima ai Wind Music Awards) e Colpevoli. Canzoni come vagoni, scompartimenti ariosi e ospitali gremiti di passeggeri (clandestini e non), tra un’infinità di appuntamenti e montagne di bagagli perduti e ritrovati. Presente anche un brano di Mariella Nava, Pazzamente amare. La veste classica proietta i brani in una dimensione atemporale. «Tra un secolo sembreranno scritti ieri, al riparo dal passare delle mode. È questo il bello dell’orchestra.» Un lavoro complesso, sfaccettato, che richiede più ascolti per essere debitamente apprezzato e compreso nella sua struttura profonda, e che certo troverà esaustivo compimento nella dimensione live. Il disco si chiude con Cara, un inno alla vita che come un treno corre via, composto e interpretato con toccante delicatezza.

Il progetto Zerovskij inaugura un inedito sodalizio, quello tra musica cantautorale, musica sinfonica, arti performative e drammaturgia. Una stazione ferroviaria popolata da 61 elementi d’orchestra (diretti dal maestro Renato Serio), 30 coristi, 7 attori e un misterioso capostazione impegnato a gestire le partenze e gli arrivi, gli incontri e gli addii, le coincidenze e le occasioni perdute. Un eccezionale dispiegamento di forze artistiche, un abbraccio appassionato tra medium espressivi apparentemente inconciliabili, qui stretti in emblematica sinergia. «Se andiamo a vedere Mozart e Wagner, – ha dichiarato Zero in conferenza stampa – spesso sono stati i libretti a innalzare la musica a un valore più alto, universale e comunitario. La contaminazione tra musica, teatro e altre discipline dovrebbe essere naturale, come ci hanno insegnato Bernstein e Brecht.» La stazione Terra fa da sfondo agli eterni conflitti del genere umano, sorta di terra di mezzo, luogo di passaggio e percorso obbligato. «Qui transiteranno eventi e stati d’animo, luci ed effetti di tutte le razze e confessioni. La diversità che sfida la normalità.» Zerovskij dividerà il palco con: Vita, Amore, Morte, Odio, Tempo e quegli scellerati di Adamo ed Eva, tutti shakespearianamente umanizzati.

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L’Amore: «È l’occasione che aspettavo. Renato ha scritto su di me davvero delle belle pagine. Finalmente mi vedrete in tutta la mia fisicità e capirete perché fino ad oggi non mi ero esposto. E conoscerete la mia insospettabile fragilità e la mia costituzionale determinazione, e vi amerete ancora di più accettandomi (qualunque Amore sarò).»

L’Odio: «Ero convinto fino all’ultimo che non mi avrebbe scelto. E invece è stato grande. Lui non mi teme, anzi mi comprende molto. Sa da dove vengo e quanto ho sofferto. Non sono nato così, mi hanno costretto ad esserlo. Alla fine ho anch’io una ragione di esistere. Venite ad applaudirmi, mi renderete feroce e contento.»

La Vita: «La Morte è la mia gemella, ma ci hanno separate dalla nascita. L’eterno conflitto però ci mantiene vive ed attive. Renato ha favorito questo ricongiungimento. Ma avremo camerini separati.»

La Morte: «Sono felice che Renato mi abbia rivalutata. Che abbia compreso la mia buona fede. È il mestiere che mi rende antipatica, ma non lo sono affatto.»

Il Tempo: «Era inevitabile che finissi anch’io nel cast. Con Renato ci frequentiamo da sempre. Io gli blocco le lancette quando compone e quando va in tournée. In questo spettacolo mi ha promesso una buona visibilità, e io darò il meglio di me.»

Adamo ed Eva: «Sono secoli che viaggiamo. Siamo stanchi, ma felici. L’audizione è andata bene perché abbiamo lasciato a casa il cesto di mele e il serpente. E saremo anche noi nel cast. Evviva Renato!»

Gli infiniti treni di Zerovskij partiranno il 1 luglio dal Foro Italico di Roma.

Andrea Pardo


Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 31 – Giugno 2017.

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