IL GELATO DOPO IL MARE | Il nuovo album di Renzo Rubino
di Pietro Valgoi
Dopo una lunga pausa di riflessione, trascorsa a raccogliere le idee e a dipingere ceramiche in quel di Martina Franca, il cantautore pugliese Renzo Rubino torna con il quarto album in studio, l’attesissimo Il gelato dopo il mare (Warner music). …Non mi divertivo più! Non era quello che volevo fare da grande, dunque ho preso tutto il tempo che mi serviva. Sono diventato contadino e pescatore, con scarsissimi risultati, scultore, ma in fase produttiva ero lento come un’ape-car in tangenziale, pizzaiolo e fioraio, ammetto che con le margherite ci so fare. Poi ho avuto un incubo, ero io senza i tasti bianchi e neri e i canti ululati delle notti insonni. E mi sono mancato. Ho ripreso lo sgabello e scritto Il gelato dopo il mare, esaltandomi come non mai. Anticipato sul web e in radio dal primo singolo estratto La la la, questo nuovo lavoro riconferma il talento e l’originalità di uno degli artisti più interessanti del panorama cantautorale italiano. Rubino si è fatto conoscere dal grande pubblico nei due festival di Sanremo condotti da Fabio Fazio: nell’edizione del 2013 ha presentato la coraggiosa Il postino (Amami uomo), inclusa nell’album Poppins, mentre l’anno successivo ha proposto la trascinante Ora (tra i brani di punta del cd Secondo Rubino).
In questo nuovo disco, dal titolo giocoso e nostalgico, Rubino sembra invitare l’ascoltatore a soffermarsi assecondando tempi più dilatati, più sereni, più in sintonia con i ritmi naturali della vita. “Il gelato dopo il mare” è rallentare, è prendersi tempo, è mio nonno Lino che si divora un gelato in copertina con la stessa voracità di un bambino. È il mio disco di ritorno. Solido come i pensieri che hanno il tempo di sedimentarsi. Incontenibile come il mio desiderio più grande: condividerlo con i vecchi e i nuovi fan. Nelle dodici tracce emergono i grandi temi di sempre – l’amore, il tempo, i sogni, la fede – ma affrontati e indagati con un piglio curioso, intrigato e intrigante, capace di trarre ispirazione anche da piccoli dettagli del quotidiano. Il preludio strumentale di Fiabe introduce alle atmosfere al contempo ludiche e oniriche del disco. La voce e il pianoforte di Rubino entrano in La vita affidata all’oroscopo della gazzetta, un brano che riflette sull’inconsistente frenesia del quotidiano che tormenta gli innamorati della lentezza (qui il reiterato lamento “non ce la faccio più” fa il paio con il “sono sconsolato” della traccia successiva Cosa direbbe Lucio). Malinconia e ilarità si danno il cambio. La la la, scanzonata e allegra, si offre come un inno alla vita e alla spensieratezza. Di questo brano il cantautore ha realizzato anche un videoclip, girato per le strade di Martina Franca. È poi la volta di Giungla, tra le punte di diamante dell’album, un brano sui ruoli preda-predatore (che scandiscono la sopravvivenza nella contemporaneità) e sulla Natura offesa: Non vesto il destino, sono nudo come le mie scelte, mi fanno rimanere vivo / o accovacciato tra le foglie mi affido alla luce, che anche se filtra poco fa crescere arbusti e genera il fuoco. In Colpa del tempo, cantato e suonato in punta di piedi, l’amore è chiamato a fare i conti con gli spettri dell’eterna attesa e della perdita.
Rubino affida le sue strofe a un linguaggio poetico, dettato dall’immediatezza dell’ispirazione. Echi di Samuele Bersani affiorano ne Il segno della croce, dove Rubino punta l’indice contro chi giudica per fede. Un elogio dell’ozio – nella ferma convinzione che per essere veri eroi non occorrono grandi prestazioni – lo si ritrova in Superinutile. Altro brano intenso è Ridere, che Rubino definisce l’arma più grande nelle mani dell’uomo. Gli arrangiamenti, come nei precedenti lavori, giocano su una tavolozza variegata, mai prevedibile. Sbatto la testa è un brano sulla dualità e sui conflitti interiori: ma io dentro ho un lato storto, un lato belva, un lato sporco. Un amore impossibile è raccontato, tra una bevuta e l’altra, in Margarita, brano impreziosito in coda da un gran finale d’atmosfera felliniana. Chiude il disco la sospesa e magica Pregare, dove ancora una volta protagonisti sono i sorrisi, grandi guaritori delle malinconie, più degli angeli, più di ogni altro miracolo: io non credo a niente, ma ho fede nell’entusiasmo. Il gelato dopo il mare è scritto da un bambino che si ritrova improvvisamente adulto, un bambino che mangia il gelato troppo in fretta, ignaro del dolore, attratto da tutti i colori della vita. Il disco è stato prodotto, registrato e mixato da Taketo Gohara. Renzo Rubino sarà in tour dal mese di aprile.
Pietro Valgoi
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 30 – Marzo 2017.
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