EVOLUZIONE | LA STORIA COMPLETA
Un volume a cura di Steve Parker
di Cecily P. Flinn
Steve Parker, appassionato divulgatore scientifico, è autore di numerosi saggi sul mondo naturale. A Londra, città dove risiede e lavora, è membro del comitato scientifico della Zoogical Society e collaboratore del Natural History Museum. In questo corposo volume (edito da Atlante, arricchito da un contributo dell’anatomista Alice Roberts) Parker ci conduce per mano – con un linguaggio chiaro, fluido, spurio da tecnicismi – lungo il grande cammino della storia evolutiva. Simile a una piccola enciclopedia, compendiata da un generoso corredo iconografico (tra fotografie, illustrazioni, grafici e tabelle) il saggio dispiega un racconto puntuale e dettagliato della grande varietà di specie che ha costellato il percorso dell’evoluzione.
Suddiviso in sette sezioni, il saggio analizza tutte le principali categorie dei viventi: piante, invertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Dalle nebbie fitte del tempo profondo fino al nostro antropocene: pagina dopo pagina emerge la storia della vita, così strettamente legata al mistero della nostra origine. Il C’era una volta affonda in una dimensione prototemporale, in una notte dei tempi talmente sospesa nelle coordinate di spazio-tempo da risultare razionalmente inafferrabile (già pensare per secoli ci comporta una certa difficoltà, figuriamoci per millenni o milioni di anni). Come ogni storia che si rispetti, anche la nostra ha avuto un principio, un incipit, un istante originante, ed è da lì che è necessario partire per dispiegare esaustivamente il racconto, anche se le attuali conoscenze al riguardo si muovono ancora nel regno delle ipotesi.
Nelle prime righe dell’introduzione Parker ci presenta la Terra nella sua fase primordiale di formazione e raffreddamento, avvenuta all’incirca 4.500 milioni di anni fa; ecco una prima data, siamo nell’Adeano, ossia agli inizi del Precambriano. Una simulazione fotografica ci mostra un territorio arido, desolato, inadatto ad ospitare la vita. Qui, meno di un miliardo di anni dopo, accadrà qualcosa di miracoloso: la comparsa della prima forma di vita, il cosiddetto “ultimo antenato universale”. Da questo Last Universal Ancestor (una forma di vita elementare semimicrobica unicellulare) si sono evolute tutte le altre in un crescendo di complessità. Alla biodiversità – ossia a quegli 8 milioni circa di diverse specie di esseri viventi che attualmente popolano il nostro pianeta – non si è giunti seguendo un tracciato lineare, ma attraverso una miriade di biforcazioni e vicoli ciechi. Dalla scintilla alla fiammella, e da questa al primo incendio, divampato nel passaggio cruciale dall’unicellulare al pluricellulare. Le prime fasi del processo di diversificazione interessarono semplici cellule eucariote, cellule tuttora esistenti e diffuse sotto forma di batteri e archei (basti pensare agli estremofili). Alcune di queste cellule elementari svilupparono parti interne racchiuse da membrane, divenendo così degli eucarioti; dal raggruppamento progressivo di questi eucarioti sono scaturiti i primi organismi multicellulari, dai quali poi hanno avuto origine flora e fauna complesse. Le prime testimonianze fossili risalgono a circa tre miliardi di anni fa, nel Paleo-Archeano, quando si svilupparono cellule primordiali capaci di autoreplicarsi. Un ruolo fondamentale lo hanno rivestito i cianobatteri (gli architetti delle stromatoliti), organismi fotosintetici principali responsabili dell’incremento dell’ossigeno nell’atmosfera. I primi invertebrati si affacciano circa 560 milioni di anni fa, prima dell’inizio del Cambriano. La vera impennata evolutiva, quella che i paleontologi definiscono una vera e propria esplosione, arriva con il Cambriano, nel Paleozoico, ossia circa 540 milioni di anni fa. «Fu un periodo di rapidi cambiamenti – scrive Parker – in cui gli esseri viventi si diversificarono, adattandosi a nuovi habitat, modelli di vita e stimoli, compresi quelli in evoluzione intorno a loro. Tutto accadde nel mare, poiché, da quel che sappiamo, non c’era vita sulla terraferma.» Nel Cambriano si verifica dunque una misteriosa accelerazione evolutiva, in parte spiegabile con la comparsa di organismi dotati di parti dure, quindi più facilmente fossilizzabili. Una volta innescata, la vita non si è più fermata, attecchendo ovunque e imparando a trarre nutrimento dalle condizioni più favorevoli a quelle più estreme.
Dalla semplicità alla complessità: un percorso però accidentato, non lineare, costellato da catastrofi e devastanti estinzioni. Più volte la vita si è trovata a un passo dalla débâcle, e diciamo che un pizzico di fortuna ci ha sempre assistiti. Dal grande parto del Cambriano la vita si è incamminata nell’Ordoviciano, e a seguire in tutte le altre ere del Paleozoico, del Mesozoico e del Cenozoico. La nostra specie entra in scena sul gran finale, e si è evoluta esattamente come tutte le altre, con gli stessi rischi e gli stessi vantaggi (Homo sapiens, com’è noto, ha avuto origine in Africa circa 200.000 anni fa). In Evoluzione: la storia completa Steve Parker ci invita a ripercorrere le tappe fondamentali di questa straordinaria avventura (dal batterio all’essere umano), un’occasione quanto mai preziosa per riflettere su quell’unità profonda e misteriosa che è alla base della vita.
Cecily P. Flinn
Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 30 – Marzo 2017.
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