RISCOPRIRE CALIGARI | In un doppio dvd il capolavoro espressionista di Robert Wiene

robert_wiene_caligariRISCOPRIRE CALIGARI

In un doppio dvd il capolavoro espressionista di Robert Wiene restaurato da “L’immagine ritrovata” di Bologna.

di Nicola Pettenuzzo

(Su Amedit n. 28 – Settembre 2016) 

 

Berlino, 26 Febbraio 1920. Nel prestigioso teatro Marmorhaus si sta svolgendo la prima mondiale de Il Gabinetto del Dr. Caligari di Robert Wiene, pellicola annunciata già da tempo, tramite manifesti e giornali con l’emblematico slogan “Du musst Caligari werden!” (Devi diventare Caligari!). Film rivoluzionario e precursore di un nuovo linguaggio cinematografico, è l’unica opera ad utilizzare, nelle scenografie, i caratteri formali dell’espressionismo. I dècors, visivamente destabilizzanti, affidati agli artisti Hermann Warm, Walter Reimann e Walter Röhring, conducono lo spettatore attraverso un viaggio onirico, rivelatore dei tormenti interiori del protagonista Francis (Friedrich Fehér), narratore delle vicende in cui è vittima dell’ambiguo Dottor Caligari (Werner Krauss), un imbonitore da fiera che, giunto nella cittadina immaginaria di Holstenwall in Germania, induce il sonnambulo Cesare (Conrad Veidt) a compiere, per mezzo dell’ipnosi, efferati crimini. Alcuni espedienti tecnici adottati dal regista, come ad esempio l’utilizzo dell’iris, un mascherino circolare, che si chiude durante l’inquadratura finale su Caligari, nonché le scelte narrative in contrasto con la sceneggiatura di Carl Mayer e Hans Janowitz, hanno a ragione evidenziato il regime di ambiguità e il carattere obliquo delle vicende. Caligari si presenta ai nostri occhi come una figura trascendentale, portatrice di sciagure, il cui unico scopo è quello di esercitare il potere e il controllo delle masse: metafora, quindi, dello stesso potere che la repubblica di Weimar, stato ambiguo e oscuro, esercita sul popolo tedesco, costantemente in fuga dalla repressione degli istinti, ma destinato inevitabilmente a sprofondare nel disordine totale. Nelle sequenze in cui Caligari scappa da Hostenwall, appare ossessivamente, in chiave allucinatoria, lo slogan “Devi diventare Caligari!”, che intenzionalmente funge da monito alla società, divisa tra tirannia e caos.

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Chiarificatore di questa interpretazione è l’importante saggio critico di Siegfried Kracauer, Da Caligari a Hitler, una storia psicologica del cinema tedesco (Ed. Lindau, 2001). Nel 2016, dopo quasi un secolo di versioni logore e restauri approssimativi, la fondazione F.W. Murnau di Wiesbaden, ci offre l’occasione di riscoprire il film (in una veste attenta alle intenzioni degli autori e alla qualità visiva dell’epoca) grazie al meticoloso restauro digitale in 4k, compiuto dal laboratorio “L’Immagine Ritrovata” di Bologna. Potendo disporre dell’originale negativo camera del 1919, custodito nel Bundesarchiv-Filmarchiv di Berlino, sono stati integrati i fotogrammi andati perduti da copie dello stesso, conservate negli archivi di tutto il mondo. È stata ripristinata la corretta bidimensionalità delle scenografie espressioniste, finora relegate a mero sfondo pittorico che, interagendo con le vicende, esplicano con maggiore chiarezza il continuum tra realtà e sogno che avvolge i protagonisti. Tale componente visionaria è rafforzata da un nuovo processo di colorazione, una consuetudine tipica del cinema europeo degli anni Venti: l’effetto straniante è generato dal variare della tintura in funzione dei risvolti drammatici (ad esempio, le scene notturne sono imbibite blu o blu-verde). Pubblicato in doppio dvd versione digipack, da Edizioni Cineteca di Bologna per la collana “Il cinema ritrovato”, propone la colonna sonora sinfonica di Timothy Brock, eseguita dal vivo dall’orchestra della Brussels Philarmonic e una variante elettroacustica della Edison Studio.

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Da notare la totale e immotivata assenza e menzione, nel booklet di approfondimento allegato, della colonna sonora storica composta dal vicentino Giuseppe Becce (Lonigo, 2 febbraio 1877 – Berlino, 6 ottobre 1973), considerato un pioniere della musica da film (fu l’inventore della cinebiblioteca, un archivio di musiche d’atmosfera indicizzate secondo precise situazioni filmiche). Da segnalare tra i contenuti extra, la curiosa presenza della seconda opera diretta da Robert Wiene, intitolata Genuine (1920), che narra le vicende di una sacerdotessa bella ma perversa, vorace femme fatale, capace di soggiogare le menti dei suoi disincantati amanti. Essa è stata presentata come opera espressionista ma, confrontata con la precedente, si discosta non solo per una minore cura della mise en scène dei caratteri psicologici dei personaggi, ma soprattutto per l’apparato scenografico, i dècor. Tutto ciò a conferma di quanto fosse difficile decifrare l’ingarbugliata fraseologia degli espressionisti tedeschi (per un approfondimento suggeriamo il saggio di Lotte Eisner Lo schermo demoniaco, Editori Riuniti, 1983). Ogni dubbio sulla valenza e attualità di un film come Caligari, è negato dalla sua forza autentica e dalla purezza di Cesare, che passeggia sui tetti come il chiaro di luna, e come il chiaro di luna l’immagine brilla nel buio della sala cinematografica e oggi più di ieri, lo spettatore deve esclamare:Du musst Caligari werden!” (Devi diventare Caligari!).

Nicola Pettenuzzo


amedit_settembre_2016_preciousQuesto articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 28 – Settembre 2016.

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