SE MI BACI TI UCCIDO
Un bacio | Un racconto e un film di Ivan Cotroneo
di Elena De Santis
BROWSABLE VERSION / VERSIONE SFOGLIABILE
Molto semplicemente Un bacio è la storia di una dichiarazione d’amore e di un atto di violenza. Da un lato c’è Lorenzo, eccentrico ed estemporaneo, dichiaratamente e orgogliosamente diverso, più che mai bisognoso d’affermazione; dall’altro c’è Antonio, un ragazzo in apparenza come tanti, ma con dei tratti evidentemente irrisolti, profondamente segnato dalla morte del fratello Giuseppe. Lorenzo e Antonio sono amici, e fin qui tutto bene. La storia prende una piega diversa quando Lorenzo matura verso l’amico un sentimento che travalica la semplice amicizia. Un bacio, sintetizza bene l’autore «è la storia di un fatale meccanismo d’attrazione (…) dove la paura del giudizio degli altri gioca un ruolo determinante.» Lorenzo non ha freni e non vuole averne, urla gioiosamente il suo amore e lo manifesta alla luce del sole, in casa, in classe, in tutta la scuola,fosse per lui lo urlerebbe al mondo intero, ingenuamente incurante delle conseguenze. Per Antonio, al contrario, è l’inizio di un incubo: questo amore lo espone alle battute e allo sfottò dei suoi compagni di spogliatoio, a quell’omofobia goliardica che spesso fa da collante nei gruppi maschili; ma non è tutto, il suo turbamento si spinge oltre, nel profondo della sua stessa natura che, per paura, preferisce censurare. «…Lorenzo non mi piace. È come una cosa che mi sta sempre dentro alla testa e che mi fa venire male se ci penso (…) Non lo so perché ci penso a lui. Una volta a casa ero nel bagno che lo stavo facendo da solo, e a un certo punto c’era lui nella mia testa, con la sua faccia e i suoi occhi grandi, e allora ho smesso subito, sono uscito dal bagno, ho preso la bicicletta e sono andato a correre…» Lorenzo si confida con la professoressa Valente, che lo incoraggia a non vergognarsi dei suoi sentimenti. Insiste così nel corteggiamento, con dolce sfrontatezza. Consegna al suo amato un regalo di natale nel bel mezzo di una partita di basket, attirandogli addosso l’ilarità generale; Antonio, imbarazzato, reagisce male, insultandolo pesantemente e scacciandolo, ma quella stessa sera si presenta sotto casa sua, non sa bene perché, forse per scusarsi, o forse per chiedergli una volta per tutte di farla finita, di lasciarlo in pace.«Perché poi Lorenzo si è avvicinato e mi ha dato un bacio. Non lo so se è stato proprio un bacio. Certo che ha messo le labbra sulle mie. E io mi volevo staccare e invece non mi sono staccato subito. Sono rimasto là (…) E poi a un certo punto ho pensato che quello era il primo bacio che stavo dando, e che Lorenzo era un ragazzo come me, e questo mi ha fatto impressione.» Dopo il bacio Antonio scappa. I due si rivedranno l’indomani mattina in classe. Giusto il tempo di guardarsi negli occhi. Sul volto di Lorenzo il sorriso di un innamorato. Nella mano di Antonio una pistola. Subito dopo lo sparo.

Il racconto di Cotroneo (oggi rieditato da Bompiani ma risalente al 2010, e rielaborato in sceneggiatura dell’omonimo film con la complicità di Monica Rametta) si riallaccia a un triste caso di cronaca risalente al 2008: in un liceo californiano il quindicenne Larry King venne freddato con un colpo di pistola dal suo compagno di classe Brandon McInerney. La colpa di Larry? Aver corteggiato Brandon, e prim’ancora essersene innamorato. Di questo caso stupisce in primo luogo la giovanissima età delle parti coinvolte, segno che il seme malsano dell’odio omofobico è pronto ad attecchire anche nelle terre più vergini. La responsabilità – per questo come per tanti altri casi analoghi finiti nel sangue o in più blandi pestaggi – inutile sottolinearlo, è tutta adulta; una responsabilità prima genitoriale (laddove l’educazione impartita si sia rivelata deficitaria circa il rispetto dovuto verso ogni identità o orientamento) e poi sociale (laddove la legislazione del singolo paese abbia negligentemente anteposto la propria compiaciuta ignoranza alla tutela giuridica e civile spettante a ogni membro della comunità). In Italia, nonostante gli episodi di omofobia siano all’ordine del giorno, non è stata ancora varata una legge che riconosca un’aggravante specifica per i reati contro le persone omosessuali, bisessuali o transgender (la proposta di legge avanzata nel 2009 dall’onorevole Paola Concia non è passata alla Camera). Tra il 2006 e il 2010, riporta Cotroneo, gli atti omofobici rintracciabili nella cronaca italiana ammontano a ben 308 (tra cui 37 omicidi), ma come sempre quel che affiora è solo la punta dell’iceberg. Il problema è molto complesso e ramificato (come dimostrano i dati della ricerca “Schoolmates”, un progetto finanziato dall’U.E. che ha indagato il fenomeno del bullismo omofobico nelle scuole superiori di diversi paesi, e tra questi il nostro). Già in tenerissima età i bambini utilizzano terminologie di sfottò omofobico per denigrare o umiliare, giustificati e aizzati da una cultura diffusa volta a una compiaciuta discriminazione. Libri e film come Un bacio hanno innanzitutto il merito di focalizzare e isolare il fenomeno per restituirlo nei suoi crudi tratti essenziali. Di bullismo omofobico, ma sarebbe meglio dire di odio omofobico, non si parla mai abbastanza.
Elena De Santis
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 27 – Giugno 2016.
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