ANOHNI | HOPELESSNESS
Il nuovo progetto di Antony Hegarty
di Lillo Portera
BROWSABLE VERSION / VERSIONE SFOGLIABILE
Antony Hegarty (voce e anima degli, catturato nel suo divenire, nel suo farsi altro (che è quasi una smaterializzazione). Hopelessness (senza speranza), fotografia impietosa di questi nostri tempi lacerati dall’odio e dalla discriminazione, si impone con la forza vivificante di una preghiera laica: undici tracce di altissimo impegno civile, calate a picco nel cuore del disagio contemporaneo. Anohni dà voce alla vittima, a un’umanità vessata, appiattita, costantemente minacciata. Apre il disco Drone bomb me, che racconta di una ragazzina afghana la cui famiglia è perita sotto i bombardamenti; è Naomi Campbell, sotto la guida di Riccardo Tisci, a interpretare nel videoclip il ruolo della giovane sopravvissuta. La guerra irrompe fin dalla prima traccia, quella guerra che in ogni tempo e in ogni luogo si fa negazione dell’innocenza. Segue 4 Degrees, primo singolo estratto da Hopelessness, che parla di riscaldamento globale e, più in generale, di ambiente offeso e sfruttato. Sonorità cupe, ritmiche smorzate, melodie ridotte all’essenziale: il tutto concorre a tratteggiare un’atmosfera crepuscolare, a tratti apocalittica; a dominare è la voce, accorata e supplichevole, una voce matura e al contempo bambina, espressione di una spiritualità pura e non individualistica. Ben armonizzata al tappeto musicale (attraversato da suoni elettronici diluiti e dilatati) la voce dell’artista si fa qui veicolo di una mozione collettiva, universale. Hopelessness è uno struggente canto di speranza, velato di una malcelata rassegnazione, un canto gravido di dolore che dalla terra si innalza verso il cielo; è un richiamo, una richiesta d’aiuto, un monito, una preghiera, a tratti una lacrimevole lallazione. Anohni è dentro ogni brano, partecipe, commossa, dolorosamente presente.
Fuori infuria la guerra, stormi di droni oscurano il cielo, i figli cercano riparo tra le braccia dei padri. …Papà, papà, proteggimi dal male, proteggimi dal terrorismo, proteggimi dai pedofili, proteggimi dal male… È Watch me, terza traccia, il momento più suggestivo dell’album, una delle canzoni più toccanti del repertorio dell’artista inglese; qui il riferimento è a un padre divino e al contempo terreno, una figura genitoriale chiamata a vegliare l’intera umanità. In brani come Execution, Crisis, Marrow, Violent men emerge una civiltà spossata, in equilibrio sempre più precario, schiere di uomini divisi in compartimenti stagni, incapaci di una sana interazione. Il brano Obama è una vera e propria litania, e parla della speranza di un intero popolo riposta in un’unica persona (… quando fosti eletto il mondo pianse per la gioia… come dei bambini noi ti abbiamo creduto). Tutti i testi recano la firma di Anohni, che ha prodotto il progetto Hopelessness insieme a Hudson Mohawke e Oneohtrix Point Never. Questo primo disco solista di Anohni è caratterizzato da sonorità prettamente elettroniche, ma il divario con la produzione musicale precedente si è mantenuto molto sottile. Più drastico il cambio di nome, nello specifico la sostituzione della “T” con la “H” ritenuta dall’artista una consonante più spirituale (un dichiarato omaggio al suo mentore, il danzatore giapponese Kazuo Ohno). “Come persona trans subisco un intero sistema di oppressione sociale che nel corso degli anni ha cercato di danneggiarmi”.

Oggi Anohni canta la sua rabbia, il suo non allineamento con lo star-system americano, capace solo di identificarsi nei soliti stereotipi. Testimone del suo tempo, a debita distanza da un’autoreferenzialità edonistica fine a se stessa, Anohni denuncia a gran voce i guasti e le fratture della civiltà contemporanea. Tutta la sua figura, consegnata anima e corpo al demone dell’arte, emana un’autenticità di commovente pregnanza, ed è davvero impossibile rimanere insensibili dinanzi alla bellezza del suo canto disperato. Hopelessness fa dunque da spartiacque tra il vecchio Antony e la nuova Anohni, ma già il tracciato discografico futuro appare ben orientato. Nessuna concessione al pop, l’incursione nelle atmosfere elettroniche si è tradotta in una colonna sonora dai toni sospesi ed evocativi. In Hopelessness speranza e rassegnazione vanno a braccetto, intrecciano un dialogo fecondo, invitano a un ripensamento, a una presa di coscienza collettiva. Il mondo descritto nei testi di Anohni è un pianeta fragile, non rigenerabile all’infinito, un ecosistema fondato su una biodiversità elegante, su un principio di differenziazione in cui non è contemplata alcuna discriminazione. È l’uomo che bombarda, è l’uomo che devasta, è l’uomo che emargina e che bullizza. Ma l’uomo, sostiene Anohni, è anche il custode della speranza, l’antidoto al male.
Lillo Portera

Copyright 2016 © Amedit – Tutti i diritti riservati
Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 27 – Giugno 2016.
VAI AGLI ALTRI ARTICOLI: Amedit n. 27 – Giugno 2016
Per richiedere una copia della rivista cartacea scrivere a: amedit@amedit.it