LO SPECCHIO DELLA RIMOZIONE | Remember | Un film di Atom Egoyan, visto e recensito da Amedit

remember_atom_egoyanLO SPECCHIO DELLA RIMOZIONE

Remember | Un film di Atom Egoyan

di Leone Maria Anselmi

 

In Remember il regista canadese Atom Egoyan indaga il complesso e labirintico edificio neuronale sorretto dalla cangianza e dalla persistenza della memoria. Tema cardine del film è l’interdipendenza tra bagaglio memoriale e identità, un equilibrio sovente purtroppo minato dalla curva senile. Egoyan utilizza una struttura narrativa a puzzle, cifra stilistica ricorrente nel suo cinema, capace di dosare con intelligenza ora il giallo, ora il thriller e ora il dramma introspettivo. È la memoria, come denuncia il titolo, il filo conduttore del film, una memoria intermittente che deve fare i conti con i meccanismi inconsci della rimozione e con gli smarrimenti spazio-temporali dovuti alla demenza senile.

Il protagonista di Remember è Zev Guttman, un anziano ebreo affetto dai primi sintomi dell’Alzheimer, ricoverato in una clinica privata. Zev ha da poco perso l’amata moglie Ruth, ma in clinica può contare sulla vicinanza del vecchio amico Max. I due hanno condiviso in gioventù una delle esperienze più terribili e disumane che la vita possa riservare: la prigionia nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Max, paralizzato su una sedia a rotelle, chiede all’amico (che miracolosamente ha ritrovato nella stessa clinica) di rintracciare il crudele e sadico generale nazista che sterminò senza pietà le loro famiglie. Una vendetta, un colpo secco di pistola: questo merita il criminale nazista, fuggito in America al tempo della guerra sotto il falso nome di Rudy Kurlander (Max ha investigato per decenni, e ora finalmente è riuscito a stringere il cerchio su quattro omonimi, tutti ancora vivi e residenti tra l’America e il Canada). Ai due anziani, sopravvissuti alla più terribile delle pene che mai uomo inflisse ad altro uomo, non resta che farsi giustizia da soli, persuasi che solo una vendetta fredda servita faccia a faccia possa lenire il dolore e restituire un velo di dignità alle vittime di tanto orrore.

remember_atom_egoyan (2)

Il vecchio Zev – magistralmente interpretato da un impareggiabile Christopher Plummer – abbandona furtivamente la struttura sanitaria e parte alla volta di quattro uomini papabili che rispondono al nome fittizio di Rudy Kurlander. Chi di loro si rivelerà quello giusto? Con una pistola nel borsello e una lettera dell’amico Max in tasca Zev – braccato dal figlio che non comprende i motivi della sua fuga – comincia a viaggiare tra l’America e il Canada. La lettera è il suo promemoria, la medicina che a più riprese guarisce le sue dimenticanze, quell’oblio sempre in agguato che gli confonde le idee, i ricordi, la percezione del tempo e dello spazio. Max ha trascritto tutto: il suo nome, le caratteristiche della sua malattia, la morte di sua moglie Ruth, e non in ultimo tutti gli estremi del piano, ossia trovare il colpevole e farlo fuori con un colpo di pistola, trovare quel mostro che si è rifatto una vita sotto falso nome per sbatterlo definitivamente davanti a uno specchio. Tutte le volte che Zev dimentica, frastornato dalle nebbie dell’obnubilazione, il nero su bianco della lettera lo riconduce bruscamente alla realtà, richiamandolo a quell’azione purificatrice ormai non più rimandabile. Nelle fasi più aggressive la patologia sfiora la cancellazione, l’annullamento, il brutale distacco dalla contingenza, ed è qui che la lettera si fa mero foglietto delle istruzioni; a singhiozzi, quasi a ritmi alternati, il vecchio Zev riesce ancora a riacciuffare le redini di una logica e coerente consapevolezza. L’ostinazione lo premierà. Alla fine centrerà il bersaglio e, in uno straniante e spiazzante gioco di specchi, scoprirà d’essere egli stesso il ricercato, l’SS camuffato da uomo perbene, l’agnello sacrificale di una vendetta (mai troppo tardiva) architettata da Max, l’unico vero sopravvissuto ad Auschwitz.

remember_atom_egoyan (1)

In Remember Egoyan dispiega una struttura narrativa a stanze comunicanti, con porte che si serrano e spalancano in fluida intermittenza. Il leitmotiv delle abat-jour, ricorrente in parecchie scene, mantiene simbolicamente accesa la memoria. Ben intonata la sceneggiatura curata da Benjamin August, nei dialoghi come nei silenzi, nel senso delle parole che scivola come acqua sui vetri o che trattiene la verità come l’inchiostro sulla carta. Delicato e assolutamente ispirato il tappeto musicale di Michael Donna. Remember si discosta dichiaratamente dai film a tema sulla Shoah; il tema è quasi un pretesto, più centrale appare invece la profonda riflessione sulla “responsabilità personale” che mai nessuna demenza morale o senile potrà rimuovere definitivamente.

Leone Maria Anselmi


amedit_cover_marzo_2016_etica_mimetica
Cover Amedit n. 26 – Marzo 2016 “Etica-Mimetica” by Iano

Copyright 2016 © Amedit – Tutti i diritti riservatilogo-amedit-gravatar-ok

Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 26 – Marzo 2016.

VAI AGLI ALTRI ARTICOLI: Amedit n. 26 – Marzo 2016

VERSIONE SFOGLIABILE

Per richiedere una copia della rivista cartacea è sufficiente scrivere a: amedit@amedit.it e versare un piccolo contributo per spese di spedizione. 

 


 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.