MOZART ALL’OPERA | IL NUOVO SAGGIO DI GIOVANNI BIETTI
Un invito all’ascolto intelligente
Che allegria! Che musica! Che canto!
Che brillante spettacolo! Che incanto!
(Don Alfonso, Così fan tutte)
di Giancarlo Zaffaroni
Mozart all’opera è il nuovo libro di Giovanni Bietti che si occupa della trilogia delle opere di Mozart e Da Ponte, proseguendo il percorso di guida all’ascolto della grande musica classica iniziato con Ascoltare Beethoven. Il libro è diviso in un’ouverture e in due atti sul modello dell’oggetto di studio. Nell’ouverture l’autore dichiara i suoi intenti e sottolinea la consapevolezza drammaturgica e musicale di Mozart nel far convergere gli elementi costitutivi di ogni opera verso un obiettivo estetico coerente dove le caratteristiche generali si riflettono nei dettagli della scrittura musicale, il particolare che si rispecchia nell’universale, in modi molto diversi nelle tre opere. Nel primo atto si procede per temi, sottolineando analogie e peculiarità: libretti, linguaggio musicale e drammaturgia, forme, orchestra, e nel finale viene analizzato in dettaglio il dettino Cinque… Dieci… all’inizio delle Nozze. Il secondo atto illustra ognuna delle opere in un modo che ricorda le magnifiche Letture di Massimo Mila. Il libro è corredato da un CD dove l’autore presenta al pianoforte numerosi esempi musicali, come avviene nelle Lezioni di musica di Radio3. Un utile Indice dei numeri musicali ricompone in sequenza unitaria le considerazioni sparse nel libro. Di seguito un assaggio ultra-sintetico dei principali temi e delle opinioni dell’autore.
Le Nozze di Figaro, perfettamente razionali, usano un linguaggio equilibrato basato sulla forma sonata: la massima tensione si ha nel finale del secondo atto e la risoluzione finale avviene nel magnifico momento del perdono. Mozart è il vero drammaturgo, e sonda profondità umane vertiginose partendo dal più semplice dei testi: le poche battute del libretto “Contessa, perdono! / Più dolce io sono, e dico di sì. / Ah tutti contenti saremo così”, sono trasfigurate da musica sublime: “la frase della Contessa viene ripetuta da tutti i personaggi in un’armonizzazione a quattro parti, e così ci accorgiamo che questa frase è un corale, nient’altro che un corale religioso pieno di devozione e di fervore. […] In questo elevamento di tono si consegna il messaggio morale dell’opera mozartiana.” (Massimo Mila).
Don Giovanni è drammatico e immaginifico, ambiguo e sfuggente col suo miscuglio di stili e generi musicali, anche sovrapposti fra loro come le tre danze del finale primo, l’armonia oscillante fra maggiore e minore senza risoluzione. Al posto della forma sonata, unità e continuità all’azione drammatica sono assicurate dalla gradazione di stili, tenendo insieme un libretto con qualche contraddizione. Un esempio di gradazione discendente avviene dopo la morte del Commendatore con il duetto fra Donna Anna e Don Ottavio, l’aria di Donna Elvira e quella del Catalogo di Leporello, fino al duetto con coro in stile popolare di Zerlina e Masetto. Caratteristici del Don Giovanni sono anche l’uso di un’armonia articolata e di forti contrasti dinamici e di tempo, ben rappresentati nei due recitativi accompagnati di Donna Anna, con un’orchestra che arriva ad usare persino le trombe.
Così fan tutte ha un soggetto astratto e geometrico, elementi amplificati da una orchestrazione audace e sperimentale. Il sottile meccanismo drammaturgico è basato sul rapporto fra simmetria / asimmetria e sulla parodia dell’opera seria e di illustri fonti letterarie. L’unità formale è ottenuta soprattutto con richiami tematici: oltre al motto di cinque note cantato da Don Alfonso sulle parole Co-sì fan tutt-te, già presente nell’ouverture, un gran numero di fili musicali sotterranei legano momenti molto lontani nell’opera. Continuità e fluidità sono ottenute saldando i recitativi, raffinati e spesso accompagnati, con le forme chiuse. Un elemento parodistico esilarante, se conosciuto, sono le terze dei corni usate per le voci di Guglielmo e Ferrando quando cantano insieme, procedendo spesso, appunto, a distanza di terza: da un lato questo mostra la scarsa autonomia dei personaggi-soldato, dall’altro si allude alle corna, al tradimento che si auto-infliggeranno. Le coppie scambiate sembrano meglio assortite di quelle originali, non si capisce più chi inganna e chi è ingannato, il gioco si fa pericoloso e autentico, soprattutto dove Mozart prende i sentimenti terribilmente sul serio. Un momento magico che sembra commuovere persino Don Alfonso è il terzetto Soave sia il vento, anch’esso basato su un testo semplicissimo. Commenta Bietti: “la suprema ambiguità del teatro mozartiano, la capacità del compositore di squarciare in un attimo il velo della finzione e della convenzione teatrale e di dar vita attraverso la musica a una rivelazione improvvisa, risplendono al massimo grado nella scena dell’addio di Così fan tutte, uno dei culmini drammatici ed emozionali di ogni tempo.”
Le tre opere sono un apice vertiginoso della produzione artistica umana – paragonabile alla Cappella Sistina o alla Divina commedia – che è importante conoscere o riscoprire, approfondire, ripensare e conservare nella propria coscienza.
Giovanni Bietti, Mozart all’opera, Laterza (2015)
Massimo Mila, Lettura delle Nozze di Figaro (1979), Lettura del Don Giovanni (1988).
Giancarlo Zaffaroni

“Célestine” by Iano
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione online di Amedit n. 25 – Dicembre 2015.
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