Vi sentite il sangue grasso e troppo spesso? Avete ultimamente esagerato con erbazzone, tortelli al burro, salsicce e costine di maiale? Avvertite sempre più faticosi gli slalom del vostro sangue lungo le arterie? Sentite i suoi urti contro le placche di colesterolo? Io, da me, ho trovato una cura efficacissima. Niente statine, niente diete isterizzanti, nessuna rinuncia a zuppa inglese e tiramisù. Per scolesterolarmi fegato e tubi faccio così.
Da un po’ di tempo ho scoperto la natura segretamente invidiosa di certi miei amici, serpi che ho cresciuto in seno, ciecamente e per anni, sino a che, scavando col mio intuito nella loro psiche multistrati, ho scoperto cosa si cela sotto la crosta, apparente, della gentilezza e dell’affetto : un sottofondo liquido di puro veleno. Per esempio, Antonio, col suo tono sempre viscido e ipocrita, sotto sotto (ma non so se questo lui lo abbia capito, é sempre così difficile essere veramente autocritici) é un perfetto e malefico invidioso. Sicché, quando sento che i livelli di trigliceridi nel sangue sono saliti oltre il livello di pericolosità, mi basta telefonargli ed esordire così “Lo sai dove sono andato lo scorso weekend?” oppure “Lo sai chi mi sono trombato?”. “No” mi risponde, e io, in quel monosillabo, avverto quel benefico rumore del pesce viscido, che, buttato nell’olio bollente, si mette a sfrigolare. La sua invidia sgorga dal profondo come il magma di un vulcano, la bile va subito a mescolarsi col suo sangue, e il veleno sfiotta di fuori sibilando come una serpe. Ma non crediate che questo sia il frutto della mia immaginazione malata : no : quel benefico rumorino lo sento davvero, e già il sangue mi comincia a scorrere più liquido lungo le arterie, già cominciano a disintegrarsi le placche di grasso. A questo punto, affinché la pulizia dei tubi sia perfetta, come quando fate vuotare i termosifoni e uscire tutta la muffetta algosa che negli anni si è accumulata, comincio a dipanare, nelle orecchie aguzzate di Antonio, i miei racconti, non importa se veri o falsi, o se un miscuglio delle due cose, su avventure da mille e una notte, su conquiste ritenute impossibili, emozioni rarissime, acquisti di dipinti sublimi e orologi preziosi, soggiorni in grand hotel da sogno, brividi da sport estremi, menu sibaritici di ristoranti extralusso. E Antonio lo sento deglutire i fiotti di saliva di cui ho aperto le cateratte, annaspare, mandar rantoli che traveste da gridolini di meraviglia, grugniti che trasforma in false esplosioni di giubilo e condivisione. Sento che l’invidia lo assale, lo divora, lo rode in tutto il corpo; e più quella bestia lo spolpa, più io mi sento leggero e felice. Il serpente dell’invidia gli morde il fegato, e, in misteriosa osmosi, la rete serpentina delle mie arterie si scioglie dalle incrostazioni.
Sapeste come mi sento bene, dopo una sola telefonata …
Provate per credere.
II – ANTONIO
Che brutta bestia la depressione, quell’eclisse di luce che ti abbuia il cervello e l’umore. Come viene? Come va? Perché viene? Perché va? Misteri insondabili.
Una volta ho consultato uno psichiatra, perché eran tre mesi che l’umore era sul nero costante, e uscir di casa per andare a lavorare mi pareva di giorno in giorno più difficile, e quando tornavo a casa la prima cosa che facevo era tirar giù le tapparelle, e non avevo neanche fame, e mi buttavo subito nel sarcofago del letto con tre cuscini sulla testa, immobile come un geco e gelido come un cadavere.
E quello psichiatra mi ha risposto che non ne sapevan nulla neanche loro, eran solo capaci di prescriverti delle pasticche che, senza che nessuno sapesse il perché, avevano il potere di ridarti un po’ di voglia di vivere.
Sicché decisi di resistere, di non cadere nella trappola delle pasticche, di provare a curarmi da solo senza droghe da farmacia… e bene me ne incolse, perché, così facendo, scopersi una cura del tutto naturale.
Bisogna sempre essere vigili sui misteriosi mutamenti dei nostri umori, perché, se li si osservano con mente lucida e obiettiva, senza seguire i luoghi comuni, si fanno delle scoperte davvero stupefacenti.
Ero ancora nel pieno della mia fase depressiva, stavo tornando a casa dal lavoro camminando come uno zombie, con lo sguardo fisso a terra, le gambe irrigidite.
Casualmente, incontrai il mio amico Roberto. Oltre a essere un logorroico e un seccatore – già mi stavo accingendo a sbolognarlo con una balla qualsiasi – é un cretino e sopratutto un vantone di prima grandezza. Quando lo incontri, non ti chiede neanche come stai, e subito ti inonda il cervello con tutte le sue vanterie, spacconate insopportabili, le mirabolanti avventure del suo ultimo weekend – a quel tempo si era dato a rafting, canyoning e idrospeed – le sue conquiste erotiche con tutti i particolari di volte venute, luoghi di emissione, e tutte le sue schifezze che non me ne puo’ fregar di meno.
E mentre sbrodolava compiaciuto sulle sue magiche emozioni nello scendere su un canotto le rapide di un fiume a tutta velocità, la noia iniziale, quella stretta a cuore muscoli e polmoni che mi pigliava di solito di fronte alla sua concitata logorrea, iniziò magicamente a trasformarsi in un sentimento di ilarità, ilarità profonda e gioiosa.
Ma quanto é cretino questo, cominciai a pensare, ma guarda che raro esemplare di imbecille, ma pensa come si compiace questo idiota, e più parlava Roberto più cominciai a sentire i polmoni allargarsi, il sangue affluire alla testa e scaldarla di nuovo dopo mesi di gelo, le mie articolazioni diventare ad un tratto libere e snodate come quelle di un bebé. Pensai perfino, adesso mi ricordo, che, tornato a casa, avrei potuto di nuovo mangiarmi le unghie dei piedi come facevo da piccino e come, da anni, causa anchilosi, non riuscivo più a fare. Gioia, calore al cuore, ebbrezza dionisiaca, miele per le orecchie, gaiezze luminose, ilarità infantile : più quello parlava e più io mi scioglievo, godevo, ritornavo un essere normale e non più lo zombie che credevo di esser diventato. Una cura miracolosa, credetemi, credetemi davvero. Felicità pura a costo zero. Viaggio astrale in latitudini calde. Altro che le pasticche o le goccine degli psichiatri.
Trovate un amico cretino ed egli vi rallegrerà nei vostri momenti più bui. Coltivatelo come una pianta, custoditelo come un tesoro. Adesso, quando mi sento giù di corda, e il mio spirito necessita di un’iniezione di gagliardia, mi basta telefonargli : gli chiedo : “Raccontami il tuo ultimo weekend, dimmi delle tue ultime avventure erotiche”. E, appena quel coglione inizia a parlare, le nubi nere del mio umore si dissolvono e mi sento subito da dio.
III
E dopo aver inchiostrato due piccioni con la stessa bic, si sente ancor meglio il vostro
Giuseppe Benassi
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Questo racconto dello scrittore Giuseppe Benassi è stato pubblicato per la prima volta sulla versione cartacea di Amedit n. 17 – Dicembre 2013
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