RIVEDER LE STELLE | Un omaggio a Margherita Hack

BANNERHACKdi Giancarlo Zaffaroni

margherita1Noi uomini e donne del ventunesimo secolo non abbiamo più esperienza del cielo stellato, nessuna consapevolezza della visione miope alla quale ci costringiamo. Possiamo riconquistare il nostro cielo rendendo omaggio a Margherita Hack, cercando di capire il suo pensiero, catturare un po’ di esperienza e conoscenza che ci ha lasciato, nella speranza di essere all’altezza di farle progredire.

Dice Margherita: “mi garba il pane secco. Mi garba un monte e, a volte, durante il giorno, mi metto in tasca un pezzetto di pane, una fetta che prima ho lasciato a seccare e, via via, quando mi vien voglia, lo sminuzzo e mi metto in bocca i briciolini. Mi piace sentirlo scricchiolare, con quel sapore che ha il pane. […] Mi vien voglia del pane secco anche la notte… ci penso, ci ripenso… e quindi, tra le voglie e i pensieri per quello che ho da scrivere, è sempre tutto un rimuginare con il cervello! E non mi riposo mai!” (da Siamo fatti di Stelle).

Astrofisica – Hack pensa che la natura sia ingannevole, l’uomo ha impiegato millenni a uscire dal suo punto di vista, a capire che non è il centro di nulla, a intuire che tutto è in movimento, che l’inizio è forse il Big Bang secondo il modello standard. All’inizio la materia fu una massa informe e opaca alle radiazioni, le altissime temperature intrappolavano la luce, l’universo era senza immagini e vita. Il raffreddamento fece luce e la radiazione fossile poté diffondersi. Scoperta casualmente nel 1965, è un rumore elettromagnetico che permea lo spazio e permette di ricostruire la prima immagine dell’universo, o almeno così pensiamo. Il mistero aumenta quanto più allarghiamo il nostro sguardo nel cielo: la velocità di espansione è maggiore nei corpi celesti più lontani da noi, come accade ai canditi nella pasta del panettone che lievita, suggerisce Margherita. Sembra che nello spazio interstellare agisca un’energia oscura che lo dilata, opposta alla forza di gravità che lo tiene insieme. E ancora, ad esempio: i corpi celesti periferici delle galassie dovrebbero avere velocità di rivoluzione sempre minore, mentre si osserva che è costante. È possibile che esista una grande quantità di materia oscura sconosciuta che circonda e tiene insieme le galassie. Il buio prevale ma, avverte beffarda la Margherita, sono solo speculazioni.

Evoluzione – Margherita Hack abbraccia la teoria evoluzionista darwiniana, uno dei pilastri della conoscenza umana del mondo. È possibile che l’origine della vita sia la zuppa di materia formatasi dal Big Bang, composta di particelle che si aggregano in atomi fino a formare le stelle. In particolare le supernovae, che al termine della loro esistenza esplodono emettendo grandi quantità di materiale dal quale si formano altre stelle e pianeti. Questo materiale può produrre la vita biologica che, evolvendo, può arrivare fino all’uomo. Se le leggi fisiche e biologiche sono uguali in tutto l’universo il processo che ha portato alla vita intelligente sulla Terra può ripetersi altrove, anche se non lo sapremo mai date le distanze siderali. Il darwinismo naturale non giustifica quello sociale, non deve vincere il più forte nella società umana, Margherita cita ad esempio i diritti conquistati dalle donne. Oggi si litiga su tutto, una guerra continua per soldi e potere anche nella ricerca scientifica, anziché fare gruppo, aiutarsi e potenziarsi a vicenda. La scienza è fatta da grandi individualità ma la ricerca è un’impresa collettiva, servono conoscenze e competenze inter-disciplinari, comunicazione e collaborazione. La ricerca deve essere libera da vincoli pratici e di potere, altrimenti è penalizzata nei suoi risultati potenziali.

margherita2Scienza e religione – Secondo Hack scienza e religione esplorano spazi diversi: la prima si occupa del come siano fatti l’universo, la terra, il corpo e il cervello umano, la seconda del perché esistano la vita, l’uomo, l’anima. Una persona razionale si deve dire agnostica, la fede non basta a dimostrare l’esistenza di Dio, come anche la non-esistenza. Uno scienziato credente non dev’essere influenzato dalla fede nell’osservare, ragionare, ricercare, sperimentare. Margherita si dice atea perché Dio le sembra incomprensibile e non ne sente il bisogno, laica perché non vuole imporre la sua visione ad alcuno. L’insegnamento cristiano può essere la base di un’etica laica, applicando il non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te e ama il prossimo tuo come te stesso. Abbiamo tutti la stessa origine, siamo fatti della stessa materia, tutti gli esseri dell’universo sono fratelli, animali inclusi.

Atletica e fascismo – A Margherita piace lo sport, le prime gare furono ai Giochi della gioventù del 1940, la cooptarono per il lancio del peso da un giorno all’altro. L’anno dopo vinse al salto in lungo e in alto durante i Littoriali dello sport a Firenze. Le chiesero di pronunciare il giuramento degli atleti e lei lo fece con entusiasmo giovanile. Combatterò per superare tutte le prove, per conquistare tutti i primati. Con il vigore sui campi agonali, con il sapere negli arenghi scientifici. Combatterò per vincere nel nome dell’Italia. Così combatterò come il Duce comanda. Margherita diventerà antifascista in seguito alle leggi razziali, una presa di coscienza paradigmatica del complesso lavoro che le persone della sua generazione fecero per districarsi dalla propaganda nazionalista nella quale erano cresciuti.

Metodo e gusti – Margherita dice di non essere mai stata una grande studiosa, ma di possedere un insaziabile desiderio di comprensione della realtà, orientato verso il cielo da quando scelse una tesi di fisica sperimentale. Consiglia di non avere una cultura libresca ma di pensare con la propria testa, senza timori reverenziali, bizantinismi baroneschi e visioni utilitaristiche di corto respiro. Ha un approccio pragmatico, le leggi si ricavano dai risultati delle osservazioni, ma le ipotesi teoriche possano aprire nuove prospettive di ricerca. Ci sono umiltà e tenacia nel lavoro quotidiano di raccolta dei dati che insegna a tener conto della realtà anche quando si scontra con i nostri principi, ma anche il coraggio delle intuizioni, l’autonomia intellettuale che porta a nuove soluzioni provvisorie. Lo scienziato deve essere capace di comunicare con i non addetti ai lavori, in modo che società e politica possano utilizzare i suoi risultati in modo positivo, strumenti efficaci di progresso umano. La divulgazione serve a costruire senso critico, capacità di valutazione e controllo, è strumento prezioso per lo scienziato che riflette sulle proprie conoscenze, tanto più solide e profonde quanto più le sappia illustrare in modo semplice e concreto, alla portata di tutti. La visione culturale hackiana include le favole e le cosmogonie dei popoli antichi, viste non come superstizioni magiche o pure immaginazioni, ma come tentativi – spesso perspicaci – di spiegare fenomeni affascinanti e terribili. Margherita non sa spiegare i propri gusti artistici, perché le piacciano Giotto e gli impressionisti più di Leonardo e Michelangelo, perché si appassionò all’astronomia. Riconosce che passioni e gusti sono un mistero, la molla che stimola la conoscenza è la curiosità, la fantasia serve a inventare spiegazioni da verificare con l’esperienza.

margherita3Società – Negli ultimi anni Hack è stata un punto di riferimento nel panorama socio-culturale italiano, contribuendo al dibattito pubblico su questioni come la fecondazione assistita e la ricerca sulle cellule staminali embrionali, l’eutanasia, i diritti degli omosessuali, l’energia nucleare e gli organismi geneticamente modificati. La critica essenziale che Margherita rivolge alle leggi sulle questioni eticamente sensibili è che generano nuove disuguaglianze: i più abbienti possono andare all’estero e accedere ad alcuni diritti negati in Italia, mentre tutti gli altri sono costretti a subire l’arretratezza del nostro paese. Tutti riconoscono l’onestà intellettuale e la chiarezza delle sue posizioni, anche chi crede l’opposto. Lei dice che sa decidere quello che è giusto o sbagliato, ma non sa spiegare perché.

Aldo – Aldo De Rosa e Margherita Hack hanno vissuto insieme tutta la vita battibeccando con gentilezza. Si conobbero da bambini in un parco a Firenze, a lei piaceva il rispetto per le regole di Aldo, che ammirava il suo coraggio nell’arrampicarsi sugli alberi. Si ritrovarono adolescenti senza molta simpatia, personalità e culture complementari: lui pacifico e ironico, introverso e malinconico, religioso, letterato e filosofo. Lei battagliera, ottimista, pratica e atea, scienziata e ricercatrice. Ma stavano bene insieme, si sposarono prima di laurearsi, in chiesa. Andarono a vivere con la famiglia di lei, Aldo la seguì negli spostamenti presso gli osservatori di Arcetri, Merate e Trieste. Di comune accordo non ebbero figli, non avevano la vocazione di essere genitori. Una delle poche angosce di Margherita è stata la salute di Aldo. Lei pensa alla morte con spirito epicureo, è una cosa naturale, sarà un attimo. Lui dice che se il momento si prolunga percepirà la propria fine, la paura sta nella consapevolezza di soffrire. Lei è d’accordo.

Aldo: (rivolgendosi a Marco Morelli) Lo sai che lei è tedesca?

Margherita: Vai! Di nuovo! Macché tedesca, son fiorentina!

Non vuole che si dica, ma d’origine sei mezza tedesca! (si corregge sorridendo dicendo che è svizzera)

Son fiorentina! Bocca larga, mele strette e nessuno me lo mette… in tasca! (la guardano male). Significa questo no? Che uno dice quel che gli pare prendendo tutte le misure necessarie per non farsi fregare, per non farsi mettere in mezzo.

Senti come parla benino… la tedesca!

Ora, se tu continui, ti tiro un nocchino! ‘Un ho mica paura!

La Marga ‘un ha paura di nulla. L’è sempre stata una donna forte.

(da Siamo fatti di stelle).

Giancarlo Zaffaroni


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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 16 – Settembre 2013

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