DEPECHE MODE | Delta Machine e altre storie

deltamachinecoverIl ritorno dei Depeche Mode a quattro anni di distanza dall’ultimo, Sound Of The Universe, rivela il gruppo in un ennesimo stato di grazia. Trentatrè anni di attività e tredici album di inediti, hanno fatto di Dave Gahan  e compagni una vera e propria band di culto per giovani e meno giovani. Sovrani incontrastati della scena anni ’80, i Depeche Mode dominano le classifiche europee con brani memorabili come Just can’t get enough, tratto dal primo album in studio Speak & spell nel 1981. Due anni dopo è la volta di Everything counts dal loro terzo lavoro Construction time again. Chiude la loro prima decade di attività, e se vogliamo il primo capitolo della loro storia, Music for the masses, disco col quale conquistano anche gli Stati Uniti. Nel 1990 la band inglese giunge a una svolta. Il loro sound si fa più rock, senza abbandonare l’elettro-pop che ancora oggi li contraddistingue, e sfornano un vero e proprio capolavoro. L’album in questione è Violator e i brani che lo hanno reso tanto celebre sono a tutti noti ancora oggi: Enjoy the silence, World in my eyes, Policy of thrut e il loro brano più eseguito da altri artisti: Personal Jesus. I Depeche Mode attraversano gli anni ’90 con altri due album e un pugno di brani da ricordare: I feel you e Walking in my shoes, per citarne un paio, tratti da Songs of faith and devotion del ’93, forse il loro disco più rock in assoluto. Quattro anni di silenzio, dovuti a problemi interni al gruppo e alla riabilitazione del front man da un periodo di droga ed eccessi, segnano un ritorno molto gradito ai fan che aspettano inquieti. L’album in questione è Ultra (1997), da qui si passa al terzo millennio e alla fase della totale maturità artistica e personale depechemodedella band. Exiter, Playing the angel e Sound of the universe sono i dischi con i quali i Depeche Mode padroneggiano la scena degli anni zero. Album contraddistinti da una grande padronanza tecnica che proseguono su una linea collaudata e senza sbavature. Il gruppo è in grado di spaziare attraverso le più varie sfumature offerte, tra l’altro, da una ormai lunga carriera.

Il 25 marzo 2013 esce Delta machine. Un ulteriore passo avanti deciso e audace. Poco spazio all’easy listening, unica eccezione Heaven, gradevole e azzeccato singolo dal legittimo successo. Il resto è elettronico, “industrial”, a tratti decadente e innovativo, ingredienti ben miscelati in un disco che, nel suo genere, sfiora la perfezione. Il sound è riconoscibile, Gahan canta sempre meglio, ma in generale si percepisce un qualcosa in più che rimanda ai Depeche Mode dei tempi migliori. Un tentativo di superare se stessi con soluzioni non di facile impatto, un album che non conquista al primo ascolto, ma che convince totalmente dopo che lo si lascia decantare. Poco importa se mancano pezzi che resteranno nella storia. I già menzionati Enoy The Silence, Personal Jesus o Precious non trovano posto in questo capitolo, la cui essenza fondamentale è costituita da un perfetto equilibrio fra abilità e tecnologia, forma e sostanza al servizio delle canzoni.

Ennesima fase dunque della lunga storia dei Depeche Mode che si riappropriano anche del pubblico dei concerti. Grande successo per la prima a Nizza il 5 maggio, sold out da tempo, davanti a seimila persone in delirio. Il tour terminerà nel 2014 per un totale di più di ottanta concerti. Li vedremo in Italia il 18 luglio al San Siro a Milano e il 20 all’olimpico a Roma.

Mauro Carosio

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Cover Amedit n. 15 - Giugno 2013. "an Alphabet" by Iano.
Cover Amedit n. 15 – Giugno 2013. “an Alphabet” by Iano.

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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 15 – Giugno 2013

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