LA MELA AVVELENATA | Mistero e genio di Alan Turing

banner turingdi Giancarlo Zaffaroni

Ignorare i contributi di Alan Turing a matematica, informatica, epistemologia, alla Storia, non conoscere la sua vita in rapporto con la società del suo tempo è una mancanza culturale incredibile e colpevole. L’attività coi servizi segreti rimase segreta fino a metà degli anni settanta, molti suoi scritti furono pubblicati postumi, addirittura negli anni novanta. Questo ha impedito una valutazione complessiva della sua personalità, del suo pensiero, dei risultati concreti e delle conoscenze che ci ha lasciato. Le sue idee sono all’origine della rivoluzione informatica, ma anche in questo campo manca un riconoscimento nella cultura corrente, anche nel centenario della sua nascita.

Il suo modo di pensare è ampio e profondo, si occupa del rapporto fra mente e corpo, del pensiero che riflette su se stesso, che osserva la natura per spiegarla, l’esatto contrario della specializzazione scientifica e tecnologica che produce una visione parziale e frammentata. Gli avvenimenti della vita di Alan e il panorama intellettuale abbracciato dai suoi interessi sono così articolati che sembra necessario usare ambiti di descrizione focalizzati, tenendo ben presenti le corrispondenze e i riflessi di significato che li connettono.

Cronologia

  • 1912: Alan Mathison Turing nasce in una famiglia medio-borghese, il padre è funzionario in India
  • 1926 Sherborne public school: poco capito dagli insegnanti, studia da solo quello che lo interessa
  • 1931 King’s College: studia matematica, meccanica quantistica, statistica e logica. Fellowship nel 1934
  • 1936: articolo On Computable Numbers sulla calcolabilità e idea del computer
  • 1937 Princeton: studia con Church e coi ricercatori americani sui computer. Tesi sull’incalcolabile
  • 1939 Bletchley Park, decrittazione del codice Enigma e cifratura della voce umana
  • 1946 progetto dell’Automatic computing engine (ACE), mai completamente realizzato
  • 1947: torna a Cambridge per un anno sabbatico, studia neurologia e fisiologia
  • 1948 Manchester: prototipo di nuovo computer. Compra una casa, l’unica della sua vita
  • 1950: articolo Computing machinery and intelligence, che contiene il test di Turing
  • 1951: articolo Chemical basis of morphogenesis
  • 1952: arrestato, processato e condannato per omosessualità
  • 1954: Alan Turing viene trovato morto nella sua casa.

Profilo umano

turing2Ethel Sara Turing disegna suo figlio undicenne che, indifferente alla zuffa dei compagni che giocano, è chinato a guardar crescere le margherite. Interesse per la natura, timidezza, anticonformismo, solitudine, indipendenza di giudizio sono tratti distintivi del suo carattere.

Nella sua fondamentale biografia Andrew Hodges sostiene che Alan abbia vissuto in equilibrio instabile fra comportamento adulto e infantile: fisico atletico e modi goffi, improvvisi cambiamenti d’umore fra ingenua naturalezza e severa autorità, silenziosa furia compressa e grazia composta. Il suo senso dell’umorismo è una sfida sardonica che mostra una profonda rassegnazione all’orrore del mondo. Il suo modo di pensare ingenuo che guarda a profondità insondabili può derivare dall’aver conservato l’apertura mentale del bambino senza irrigidirla nelle strutture definite dagli studi e dalla società.

Al College Alan si forma un’idea della società come aggregato di individui democratici secondo la visione liberale di John Stuart Mill e non abbraccia le idee socialiste che pure circolano in quell’ambiente, è contro la guerra combattuta per la patria e il re ma non assolutamente pacifista. I rapporti di Turing con le istituzioni sociali sono sempre incerti, senza completo adattamento o aperto conflitto. Per Alan è impossibile entrare in un ruolo definito, matematico o scienziato, filosofo o ingegnere, intellettuale o omosessuale. Senza sottrarsi agli impegni dell’età adulta, Alan non ha voluto assumere il potere che essa conferisce e nemmeno avere guadagni dalle sue scoperte, che ha sempre condiviso nel più disinteressato spirito scientifico.

Matematica

alan_turing_2012Nell’articolo del 1936 Numeri calcolabili, con un’applicazione al problema della decisione, Turing descrive con mezzi matematici le azioni del calcolo umano e dimostra che non è possibile sapere a priori se un calcolo avrà termine o meno. Il problema della fermata (della decisione) risulta indecidibile, pensare che tutto sia calcolabile è un paradosso. Questa scoperta rivoluzionaria, già fatta da Alonzo Church poco tempo prima, sviluppa i teoremi d’incompletezza di Kurt Gödel e mina alla base la fede in un progresso infinito degli strumenti di calcolo dei matematici della generazione precedente. Incompletezza e indecidibilità sono i limiti fondamentali della matematica, che mostrano quelli dell’autoreferenzialità del pensiero che pensa se stesso, della matematica che auto-analizza la sovrapposizione ambigua fra numeri e calcoli.

Il processo di calcolo è descritto come il comportamento di un algoritmo meccanico, che può essere eseguito da un computer umano ma anche da una macchina logico-matematica che Turing ha già in mente. E’ qui l’origine di quella strana scienza umana che oggi chiamiamo informatica (computer science), che nasce come per caso dalla ricerca matematica pura.

Informatica

Turing_ameditLa macchina di Turing è il modello astratto di un computer infinitamente potente e fisicamente irrealizzabile, ma è anche il modello concreto delle macchine che usiamo ogni giorno, talvolta a sproposito. Può apparire sorprendente, ma la macchina capace di trattare numeri infiniti si basa su questi elementi:

–        un nastro di lunghezza infinita diviso in celle che possono contenere un insieme limitato di simboli

–        un’unità che legge, modifica o cancella i simboli nelle celle muovendosi avanti e indietro lungo il nastro

–        alcuni stati interni che determinano il comportamento, in particolare uno iniziale e uno finale

e funziona così:

  1. partendo dallo stato iniziale
  2. legge una cella del nastro, esegue l’azione determinata dallo stato e dal valore letto
  3. eventualmente si sposta su una cella contigua e/o cambia stato
  4. ripete i passi 2 e 3 fino a raggiungere lo stato finale che interrompe il processo.

Turing pensa subito che dati e programmi possano essere contenuti nella memoria (nastro) in codice binario, ossia usando solo i simboli zero e uno. Questo permette di applicare l’algebra di Boole per le operazioni logiche e facilita la rappresentazione elettronica delle informazioni, che in quegli anni non esisteva ancora. Alan è anche convinto della potenza e flessibilità del software rispetto all’hardware e punta fortemente sullo sviluppo della programmazione.

Per capire quanto fosse avanti rispetto ai contemporanei, confrontiamo due citazioni contenute nel libro di Martin Davis Il calcolatore universale:

–        Se risultasse che le logiche di base di una macchina progettata per la soluzione numerica di equazioni differenziali coincidono con quelle di una macchina destinata a preparare le fatture di un grande magazzino, penserei che si tratta della più stupefacente coincidenza di tutta la mia vita [Howard Aiken, pioniere americano dell’informatica, 1956]

–        Si può dimostrare che è realizzabile una macchina speciale … capace di fare da sola il lavoro di tutte le macchine; potremmo addirittura farla funzionare da modello per qualsiasi altra. Questa macchina speciale può essere chiamata universale. [Alan Turing, 1947]

Turing non fu ascoltato e capito dai contemporanei, non riuscì a influenzare lo sviluppo teorico e tecnologico dei computer, ma alcune sue idee furono recuperate quando fu disponibile una tecnologia adatta a implementarle, come le reti neurali e gli algoritmi genetici. Si ritirò dai progetti che andavano in direzione opposta alle sue idee e commenta così l’evoluzione presa dalla realizzazione dell’ACE:

[Quest’idea] … è contrarissima alle linee di sviluppo che vengono seguite qui, e molto più vicina alla tradizione americana di risolvere le difficoltà servendosi di apparecchiature in luogo del pensiero … Inoltre sono state omesse certe operazioni [logiche] che noi consideriamo più fondamentali di addizione e moltiplicazione.

Sentimenti

A quindici anni Alan conosce l’amore. Alan e Cristopher Morcom frequentano la stessa scuola e condividono interessi scientifici, in particolare chimica e astronomia. Chris diventa un modello di comportamento per Alan, che lo idealizza in una visione piena di sentimento, soprattutto dopo la morte prematura nel 1930. E’ commovente come lo ricorda in una lettera:

C’erano momenti in cui sentivo in modo molto forte la sua personalità. Sto pensando a una sera che mi stava aspettando sulla porta del laboratorio, e quando arrivai prese con la sua grossa mano la mia e mi portò fuori a vedere le stelle.

Alan esce dalla solitudine con i suoi pensieri ed emozioni, sperimenta che le convenzioni sociali non sono sempre coercitive, che si può essere ascoltati e capiti, forse amati.

Il King’s College è un ambiente protetto e tollerante riguardo all’omosessualità. L’influente società degli Apostoli è retta da persone omosessuali o bisessuali come Keynes, Forster, Strachey, Moore. Così Alan non sembra vedere nulla di sbagliato nell’omosessualità, fino a rifiutarsi di credere che gli altri possano pensare diversamente. Al contrario a Bletchley Park Turing usa l’eccentricità per dissimulare l’omosessualità nell’ambiente quasi-militare che può riservare seri problemi, con gravi danni per la nazione.

David Leavitt ne L’uomo che sapeva troppo riferisce che Alan non ebbe mai una relazione soddisfacente con un uomo: non corrisposto, amò uomini per lo più eterosessuali ed ebbe amicizie con uomini gay per i quali aveva scarso interesse sessuale dei quali non fu mai innamorato. Queste amicizie scomparivano di fronte all’amore ideale per Chris. Una volta Alan pensò di essere innamorato di una donna, ma infine capì che il matrimonio non poteva funzionare.

Quando Alan allude all’omosessualità con altri uomini lo fa nella speranza di essere ricambiato, il che accade raramente. Come riferisce Robin Gandy, Alan diceva che “a volte te ne stai seduto a conversare con qualcuno e pensi che, nel giro di tre quarti d’ora, o ti farai una magnifica nottata o sarai buttato fuori a pedate”.

La bomba intelligente

Turing dava sempre risposte evasive su cosa avesse fatto durante la guerra. I più perspicaci potevano pensare che avesse lavorato per i servizi segreti, magari come segretario o piantone: quale impiego poteva avere un matematico distratto e immaturo? Solo a metà degli anni settanta gli archivi di guerra furono resi pubblici e si seppe un po’ di verità sul suo ruolo reale.

A Bletchley Park Turing guidò il lavoro sulla decrittazione delle comunicazioni militari tedesche applicando strumenti logico-matematici avanzati alla costruzione di una macchina elettro-meccanica chiamata Bomba. Questa macchina scartava un enorme numero di combinazioni di lettere contraddittorie, lasciandone poche da controllare agli umani. Continuamente migliorata con approcci statistici innovativi permise all’esercito inglese di interpretare le comunicazioni tedesche, sventando in particolare gli attacchi sottomarini. La Bomba è il contrario di una macchina universale, ha uno scopo preciso, dev’essere veloce, segno dell’intelligenza flessibile e pragmatica di Turing.

Nel 1944, a Hanslope Park, Turing si occupa anche della cifratura delle comunicazioni telefoniche, progettando un sistema portatile che non sarà mai usato a causa degli eccessivi disturbi alle linee.

Filosofia

turing_leavittNel 1950 Turing pubblica su Mind un articolo su Macchine calcolatrici e intelligenza, che pone le basi delle ricerche sull’intelligenza artificiale. Turing parte dalla considerazione che la mente non segue sempre regole coscienti e certe, così sbaglia ma intuisce, procede per errori e correzioni, trova soluzioni casuali.

Alan pensa che alcune funzioni del cervello possano essere riprodotte da macchine digitali che usino reti di componenti strutturate come le connessione fra neuroni, che possono apprendere usando  incentivi/disincentivi a usare metodi valutati a posteriori in base all’efficacia. I componenti si auto-organizzano partendo da una situazione iniziale di caos, di non conoscenza, e apprendono dai risultati, soprattutto da quelli negativi. Verso la fine degli anni ottanta queste idee sono state applicate negli algoritmi genetici, che sono software auto-modificante e nelle reti neurali, che hanno una struttura auto-organizzante.

L’aspetto più inquietante e controverso dell’articolo, chiamato ora test di Turing, è un gioco dove un umano è sfidato a riconoscere le risposte scritte da un altro umano e da un computer. Alan non sostiene che la macchina sia intelligente, ma che mostri un comportamento interpretabile come tale in alcuni ambiti, considerando con ironia che anche fra uomini e donne assumiamo che qualcuno sia intelligente per educazione, e che possiamo verificarlo solo interrogandolo e interagendo con lui o lei.

La macchina non conosce quello che fa, no sa se sta facendo un calcolo, riproducendo musica, cercando un documento nella rete, scrivendo una e-mail, ma esegue questi compiti come se capisse cosa le chiediamo di fare. E’ interessante l’analogia con la teoria dell’evoluzione di Darwin per l’esistenza di una competenza senza comprensione, La macchina di Turing è l’attività umana depurata da qualunque componente di autocoscienza e consapevolezza.

Un’altra idea fondamentale di Turing, del tutto trascurata dalla tecnologia, è che la fallibilità è un ingrediente fondamentale dell’intelligenza e dell’apprendimento: se si vogliono macchine infallibili le si condanna ala stupidità.

Alan è del tutto consapevole che il computer non potrà mai: “essere gentile, pieno di risorse, bello, cordiale, avere senso dello humour, distinguere il bene dal male, commettere errori, innamorarsi, gustare le fragole con la panna, far sì che qualcuno s’innamori di lui, usare le parole nel modo appropriato, essere l’oggetto dei propri pensieri, avere un comportamento vario quanto quello umano, fare qualcosa di realmente nuovo”.

La forma delle margherite

Nel 1952 Turing pubblica l’articolo Le basi chimiche della morfogenesi, dove affronta il problema della crescita degli organismi viventi secondo forme geometriche incommensurabili con le cellule embrionali. Partendo dalle ricerche di Watson e Crick sul DNA, Alan cerca di spiegare le relazioni fra informazioni genetiche codificate ed elementi ambientali casuali che generano proprio quelle macchie sul mantello di un animale o proprio quel profilo del viso di un uomo, usando modelli dell’equilibrio instabile fra sostanze chimiche che reagiscono come attivatore e inibitore e si diffondono nello spazio con velocità diverse.

Lo sviluppo di questi modelli ha permesso di spiegare le bellissime macchie irregolari delle giraffe, le strisce di zebre e grandi felini e i disegni delle farfalle. Alan considera anche modelli per disegni mobili, come le strisce di alcuni pesci tropicali che si spostano sul corpo e aumentano di numero con la crescita. Dopo la sua morte furono ritrovati abbozzi di articoli per la spiegazione dello sviluppo delle margherite e delle pigne d’abete, ricordi delle passeggiate con la sua fidanzata.

Assonanze e differenze

turing_another_country_mauricePer illustrare l’ambiente e la vita di Alan Turing è utile riferirsi a Maurice (1987) e Another country (1984), i film che James Ivory e Marek Kanievska trassero dal romanzo di M. E. Forster e dalla pièce di Julian Mitchell, ispirata a di Guy Burgess. Questi film sono stati un forte elemento d’identità culturale per (almeno) una generazione di giovani omosessuali nel mondo.

Forster viveva al King’s College poco lontano da Turing: se Alan fosse stato meno timido avrebbe potuto farsi invitare alle letture del manoscritto del romanzo, finito nel 1914 e pubblicato postumo all’inizio degli anni settanta.

Nel film di Kanievska vediamo la rigida organizzazione quasi militare delle case, i limiti ai contatti troppo frequenti fra studenti, la repressione della sessualità, cricket e canottaggio, la tenerezza fra Guy e James, il gruppo degli studenti-prefetti che governano le case, ruolo ricoperto senza molta convinzione anche da Turing, la consapevolezza della diversità, le punizioni fisiche, gli amori adolescenziali, le scelte tragiche indotte da una società violenta e benpensante.

Vediamo le emozioni di Alan per Chris in Maurice che aiuta Clive a ordinare i rulli della pianola meccanica e a suonare la sinfonia Patetica di Čajkovskij nel loro primo incontro, negli sguardi che Guy lancia da lontano a James mormorando “deporrò il mio cuore ai tuoi piedi”.

Clive, che sembra citare il catechismo cattolico ante-litteram, ammette l’amore fra uomini solo senza erotismo. Clive e Maurice vivono un’amicizia intima e pura come quella fra Chris e Alan. Quando Clive dichiara il suo amore a Maurice lui non lo capisce. Quando Maurice cercherà un approccio erotico essendosi capito fino in fondo come Alan, Clive si sottrarrà infastidito per paura di se stesso. Alan non si dichiarerà mai a Chris. Le dichiarazioni successive produrranno notti magnifiche o cacciate a calci.

La telescrivente è un possibile punto di partenza per la macchina di Turing: ne vediamo una nell’ufficio londinese di Maurice, lo vediamo leggere le quotazioni di borsa sul nastro bucherellato.

Maurice pratica la boxe in una palestra popolare, attratto dai giovani corpi. Clive, Maurice e Alec giocano a cricket, l’unica cosa che Guy rimpiangerà dell’Inghilterra. Alan corre da solo, rifiuta la divisione fra esteti ed atleti del College cercando un’armonia fra mente e corpo, teoria e pratica, sentimenti e sesso. Un corpo atletico che è in grado di correre o andare in bicicletta per distanze lunghissime, insieme ai suoi pensieri. Un corpo che verrà cancellato dalla condanna.

A Princeton Alan acquista un’automobile dal suo amico Maurice Pryce che gli insegna a guidare, compito non facile: un giorno Alan ingrana per errore la marcia indietro e rischiano di annegare in un lago. Viaggiano insieme per il paese, ricordano Maurice e Clive che scappano col sidecar dalle lezioni per una gita in campagna dove Maurice tenta un approccio fisico, gentilmente respinto.

Nel 1941 Alan pensò di sposarsi, come Clive. A quell’epoca il matrimonio era un dovere sociale e non implicava la soddisfazione sessuale dei coniugi. Joan Clarke era una giovane matematica che lavorava a Bletchley Park, diventarono amici, facevano gite in bicicletta osservando la natura, le margherite, le foglie e le pigne disposte secondo la sequenza di Finonacci. Alan si sentiva libero con Joan, pensò di essere innamorato, le chiese di sposarlo e lei accettò felice. Alcuni giorni dopo – e questo Clive non l’avrebbe mai fatto – Alan disse a Joan che era omosessuale, ma lei non sciolse il fidanzamento. Alcuni mesi dopo, di ritorno da una breve vacanza insieme, Turing rinunciò, forse non volendo causare l’infelicità di un’altra persona.

E poi c’è Lord Risley, gli approcci pericolosi in luoghi isolati, l’arresto. Una persona elegante Risley, all’opposto di Alan, chiede il cappello mentre lo caricano sul cellulare. La condanna a sei mesi di lavori forzati è una pena leggera tenuto conto della carriera politica distrutta e della vergogna sociale che lo perseguiterà per il resto della vita. Vediamo Clive che non vuole testimoniare e Maurice che si spaventa di un destino possibile, un destino che sarà quello di Alan.

Nel 1952 Alan va da uno psicanalista junghiano e diventa amico della sua famiglia, una decisione sofferta perché implica che ci sia qualcosa di sbagliato in lui, nell’omosessualità, ma questa per fortuna non è l’opinione del dottor Greenbaum. Nel film di Ivory l’inquietante ipnotizzatore di Maurice è Ben Kinsley, che, visti gli scarsi risultati della terapia, gli consiglia di andare a vivere in paesi più tolleranti come Francia e Italia, dove l’omosessualità non è un crimine. Anche Alan fa spesso viaggi all’estero, tanto da diventare un problema di sicurezza nazionale: un giovane norvegese che lo stava raggiungendo a Manchester fu ricercato ed espulso dal paese.

Alec, il sotto-guardiacaccia di Clive, cerca di ricattare Maurice senza molta convinzione, con un esito finale struggente: Alec resterà con Maurice per iniziare una nuova vita insieme. Forster pensava che lo scandalo maggiore del suo libro fosse il lieto fine, la possibile una vita di coppia. L’Alec Scudder di Alan si chiama Arnold Murray, e non ci sarà alcun lieto fine.

Epilogo

Alan scrive in una lettera all’amico Norman Routledge:

Mi sono cacciato in quel genere di guaio che ho sempre considerato molto probabile per me […].Devo dichiararmi colpevole dell’accusa di reato sessuale con un ragazzo.[…] Non c’è dubbio che ne uscirò completamente cambiato, ma in che modo non l’ho ancora scoperto.

Il cambiamento fu radicale e tragico: fu condannato a un anno di terapia ormonale che gli fece crescere il seno e perdere i capelli, il corpo dell’atleta spariva mangiato dal grasso. Contemporaneamente, gli spazi sentimentali e sessuali si chiudevano a causa della sorveglianza e dei problemi di sicurezza, riflessi inglesi della caccia alle streghe del maccartismo. L’evoluzione delle macchine che venivano costruite basandosi sulle idee di Alan andava in una direzione per lui sbagliata, senza potersi opporre, senza dubbio anche a causa dell’omosessualità non più occultabile.

Cionondimeno la morte di Alan stupì famigliari e amici. Non è possibile verificare se sia stato un gesto volontario, indotto o forzato. Le brevi indagini stabilirono trattarsi di suicidio. Il suo corpo fu trovato sdraiato sul letto, apparentemente avvelenato dal cianuro contenuto in una mela che aveva più morsi. La mela, simbolo di conoscenza e peccato, discordia e vita eterna, che addormenta Biancaneve in attesa del principe azzurro.

Nella stessa lettera Alan scrive anche:

Turing believes machines think

Turing lies with men

Therefore machines do not think.

Questo sillogismo è un epitaffio perfetto, una sintesi integrale della vita di Alan: il paradosso del mentitore che mostra l’autoreferenzialità del pensiero, l’idea delle macchine intelligenti, l’omosessualità che ostacola ogni possibilità di ascolto. E’ amaro osservare la crudeltà insana di una società sedicente civile che perseguita persone a causa di un pregiudizio sulla loro natura sessuale, tanto più nel caso di chi ha dato contributi così fondamentali allo sviluppo del pensiero e della civiltà umana, anch’essi negati a lungo per evitare autocritiche pericolose.

Non abbiamo ancora imparato a credere davvero a un uomo che giace con altri uomini.

Giancarlo Zaffaroni


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Cover Amedit n. 14 - Marzo 2013. "Nativity" by Iano

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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 14 – Marzo 2013

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