
Oltre le chiusure…
A Palagonia riaperta dopo decenni di incuria e di abbandono la chiesa “Madonna di Belverde”
di Raffaele Panebianco
Intorno al 1850 a Palagonia veniva stilato il primo catasto, ove figuravano, tra l’altro, tutte le chiese esistenti. Troviamo menzionata la chiesetta “Madonna di Belverde”, detta dialettalmente “Madonna di Biedduvirdi” sita in Via Garibaldi, oggi sotto la giurisdizione della parrocchia Madonna di Trapani. Edificata intorno alla prima metà dell’800, la chiesa ricorda l’istituzione a Palagonia della celebre “Fiera di Belverde” detta dialettalmente “Fera di Biedduviddi”, comprata dal paese di Valverde (CT), che si tiene ogni anno la seconda domenica di ottobre.
L’elegante prospetto, composto da un sobrio portalee sormontato da un timpano in cui è ricavata una loggia per campana singola, immette in un ambiente piccolo ma grazioso; nell’area presbiterale troviamo un affresco raffigurante la Madonna in trono tra dei santi domenicani non chiaramente identificabili, ed un artistico pavimento ottocentesco in ceramica policroma. Questi elementi, sono ancora oggi in discreto stato di conservazione. Completamente deturpato invece, il paliotto in marmi policromi che ornava l’altare. Fino agli anni ’80 era aperta al culto, quando, su iniziativa di mons. Salvatore Piticchio, parroco della parrocchia Madonna di Trapani, vi si svolgevano i sabati mariani. È stata più volte oggetto di interventi di restauro: nel 1912 a cura del devoto dott. Michele Cosenza (1864-1931), di cui si conserva una lapide commemorativa, prima posta sulla facciata ed oggi conservata all’interno dell’edificio; negli anni ’60 il noto artista locale Gaetano Le Moli ne restaura l’affresco della nicchia sopra l’altare, arricchendolo con la raffigurazione dei due santi domenicani; negli anni ’80, su interessamento dell’amministratore parrocchiale don Giuseppe Calanducci viene rifatto a capriate il soffitto, in seguito al crollo della volta. Nello stesso periodo alcuni concittadini tentano di costituirsi in comitato pro-restauro, ma l’iniziativa viene scoraggiata.

Il seguito della storia è solo incuria, abbandono, degrado. Fin dall’inizio del suo operato, l’associazione AMEDIT ha cercato in qualche modo di porla all’attenzione degli Enti competenti e della cittadinanza: nel 2001 ha effettuato un sopralluogo, a seguito del quale ha mostrato la documentazione fotografica che ne rilevava lo stato di degrado all’allora parroco don Salvatore Corbino; nel novembre-dicembre del 2003 ha fatto varie segnalazioni, nell’ordine, all’amministratore parrocchiale don Francesco Brancato, all’Amministrazione Comunale ed alla cittadinanza, attraverso lettere, emittenti televisive locali e quotidiano LA SICILIA. In ultimo ha proposto ai dirigenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, l’iniziativa di “adottare” tale monumento. In seguito a tutte le sollecitazioni torna nuovamente a costituirsi il comitato pro-restauro e nuovamente l’iniziativa viene scoraggiata. La Curia di Caltagirone già da tempo aveva disposto che venisse opportunamente chiusa, che venisse realizzato un muro a chiusura dell’area adiacente la chiesa, al fine di evitare intrusioni vandaliche e garantire l’incolumità pubblica. Anziché del muro, dopo le suddette segnalazioni, venne realizzata una pseudo recinzione con filo spinato per impedirne l’accesso. Giuseppe Maggiore, Presidente dell’AMEDIT, nell’articolo pubblicato sul secondo numero del giornalino “Chiesa Madre” (2005), scrivendo della chiesa di Belverde concludeva dicendo:«Questa piccola chiesetta ha o non ha una sua dignità storico-artistica? Quale sarà il suo destino? …rasa al suolo come tutte le altre?»

Queste sono domande che in molti si sono posti nel lasso di tempo trascorso… fino alla scorsa estate, quando don Piero Sortino, parroco della parrocchia Madonna di Trapani dal marzo scorso, accoglie favorevolmente la possibilità di poter iniziare i lavori di restauro con l’intenzione di affidare la custodia della chiesa alla Congregazione delle Anime Sante del Purgatorio, realtà presente ed operante in parrocchia. Torna in campo il comitato pro-restauro diretto dalla signora Maria Cucuzza, che comincia la raccolta fondi per tutto il quartiere “piano fiera” e oltre. Vengono coinvolte, prestando gratuitamente la loro mano d’opera, anche diverse maestranze locali. Il 29 agosto scorso si procede ad iniziare i lavori di pulizia dell’ambiente, ormai diventato un colombario e un covo di tossicodipendenti. Tra macerie e guano di colombe si cerca di salvare il salvabile per potere poi fare un lavoro di assemblaggio e di ricollocazione di ciò che ancora esiste. Si procede allo sbancamento dell’area adiacente che sarà destinata all’uso pastorale con la realizzazione di una sacrestia, un servizio igienico ed una sala riunioni. All’interno della chiesa si inizia a staccare l’intonaco dalle pareti, lasciando quelle parti dove sono ancora visibili tracce di decorazioni floreali appartenenti alla volta crollata. Si staccano del tutto i resti di quello che era l’altare a muro per far posto alla già progettata nuova mensa che sarà un cubo in pietra lavorata di Modica. Sull’area presbiterale si recuperano i frammenti in ceramica della più antica pavimentazione, creando un gradino rivestito anch’esso in pietra di Modica. Si assemblano i resti marmorei dell’altare a muro che vengono ricollocati sotto il tabernacolo. La cornice in marmi policromi della porta del tabernacolo era già stata precedentementerecuperata dal Maestro Gaetano Le Moli che, appena saputo dell’inizio dei lavori, ha prontamente riconsegnato per ricollocarla nel suo luogo originario.
Lo scorso 7 ottobre, festa della Madonna del Rosario, anche se parzialmente completata, la chiesa è stata riconsegnata alla collettività in occasione del ritorno a Palagonia del restaurato gruppo ligneo della Madonna del Rosario con Santa Teresa di Gesù Bambino, un tempo collocata sull’altare maggiore della settecentesca chiesa Madonna di Trapani. Giunto da Caltagirone, il gruppo è stato esposto in chiesa alla venerazione dei fedeli per tutto il giorno, che così hanno avuto la possibilità di poter ammirare questo piccolo gioiello architettonico riconsegnato alla città.
Alla riapertura della chiesa il parroco, don Piero Sortino, ha detto: «Oggi riapriamo le porte della memoria dei nostri padri. La nostra fede si fonda sulla testimonianza di chi ci ha preceduto in questo cammino. Non abbiamo, dunque, solo riaperto le porte di una chiesa ormai chiuse da tempo, ma inaugurato un tempo di speranza per la nostra città che non desidera riesumare cadaveri ma ridare vita e lustro alle testimonianze di fede che abbiamo ricevuto in eredità e che siamo chiamati responsabilmente a custodire e passare alle generazioni future. Avremo così recuperato il tempo e il tempio! Un plauso particolare va all’orgoglio e alla generosità dei palagonesi che con dedizione di tempo, di energie e di denaro stanno mostrando il vero volto della nostra città, che merita fiducia e futuro. Un ringraziamento di cuore da parte del parroco va a tutti coloro che a diverso titolo si stanno prodigando per la riapertura di “Bedduvirdi”!».
Ad oggi si sta ancora continuandola raccolta fondi per poter completare i lavori di restauro, che saranno suggellati nei prossimi mesi con la consacrazione del nuovo altare e l’apertura definitiva al culto di questo luogo, simbolo di fede e di memoria.
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