di Giuseppe Maggiore
In Italia esistono alcune organizzazioni non profit che si occupano di lotta alla pedofilia, una di queste è l’Associazione Prometeo, nata dalla tenace volontà di Massimiliano Frassi. Di origini bergamasche, Frassi opera da molti anni nel sociale, dedicandosi inizialmente ai casi di emarginazione adulta fino a consolidare definitivamente il suo impegno a favore delle vittime della pedofilia. Per sostenere la sua battaglia opera servendosi di tutti i possibili strumenti: tramite l’associazione da lui fondata collabora attivamente con realtà internazionali come Scotland Yard, è stato promotore di un’apposita legge contro la pedofilia e tiene annualmente numerose conferenze. Frassi è altresì autore di sei libri bestseller I bambini delle fogne di Bucarest (sei edizioni, con prefazione di Maria Rita Parsi), L’inferno degli angeli (quattro edizioni, con prefazione di Maurizio Costanzo), I Predatori di bambini (primo libro in Italia a parlare anche di Chiesa e Pedofilia), Ho conosciuto un angelo – la storia di Tommaso Onofri (scritto con la collaborazione della mamma del piccolo Tommaso), Favole di Bambini e dei Loro Orchi (Edizione I Nuovi Quindici, 2009) e Il libro nero della Pedofilia (EdizioniLa Zisa, 2011).
Amedit lo ha voluto incontrare per scoprire meglio la sua realtà associativa e i progetti che porta avanti, ma anche per ascoltare le riflessioni scaturenti da anni di costante impegno sul complesso fronte della lotta alla pedofilia.
“…E fu così che Prometeo, figlio di Geatemi, dea della terra e della giustizia, s’impadronì del fuoco sacro dei celesti per farne dono agli uomini affinché ne facessero strumento di riscatto e di progresso. Giove si adirò per questo, e Prometeo fu punito duramente. Ma in seguito gli fu concesso di lasciare che l’umanità beneficiasse di quel prezioso bene. Mi sono anch’io appropriato di quel fuoco. Che accende. Scalda. Illumina e coinvolge. Adesso il fuoco è tuo, trasmettilo, alimentalo. E fa che arrivi intatto al cuore di tuo figlio. (…)”. Ti dicono qualcosa queste parole?
Certo, sono parole di Renato Zero utilizzate da lui oramai vent’anni fa per presentare un suo lavoro intitolato guarda caso “Prometeo”. Le ho fatte mie, prendendo quel nome per la mia associazione, ma soprattutto nutrendomi di quell’arte che è poesia, forza, sensibilità, esempio, ma soprattutto bisogno di trovare il coraggio per dire basta, rubare il fuoco a “certi Dei” e restituirlo, in forma di calore, agli uomini.
Quando nasce l’associazione Prometeo e quali sono gli obiettivi, a breve e lungo termine, che si è posta fin dall’inizio?
Nasce quando guardandosi intorno ha visto che tanti, troppi bambini si trovavano in un mondo che aveva deciso di non difenderli più. Per paura, ignoranza, ostracismo, complicità. Nasce quando alla bambina di 7 anni l’assistente sociale ha chiesto se “sa fare l’occhiolino” anziché preoccuparsi del catechista che l’aveva adescata in oratorio. Nasce quando alla bimba di 5 anni, una volta cresciuta, le si è detto che forse, se da piccola avesse indossato vestitini più lunghi nessuno l’avrebbe molestata. Nasce quando Maria, signora fiorentina oggi di 86 anni, ci ha incontrato e chiesto di perdonarla. Già, perdonarla. In quanto rea di aver subito abusi 80 anni prima… Potrei continuare con mille e più esempi, tutti uniti da un minimo comune denominatore: l’aver deciso di ascoltare quella sofferenza, farla nostra e provare nel non impossibile compito, di restituire un sorriso a chi aveva perso per sempre la voglia di sorridere. Ed in questo ci stanno pure tutti i nostri obbiettivi, a medio o lungo termine che siano.
Chi è il “nemico” di Prometeo? È possibile tracciarne un identikit univoco ed esaustivo?
Mi piace citare spesso un aforisma di Oscar Wilde, “amo gli amici per l’aspetto i nemici per l’intelletto”. Applicandolo alla lettera non dovremmo avere nessun nemico…e se di soggetti che remano contro parliamo, allora indicherò in un’unica categoria quelle persone che davanti ad un bimbo che piange e che, col suo linguaggio, chiede aiuto per le violenze subite, non si abbassano per prenderlo in braccio e dirgli che tutto passerà, ma, nel migliore dei casi, si voltano e passano oltre…
Quali strumenti e supporti può concretamente offrire un’associazione alle vittime di questo crimine odioso e oscuro?
L’accoglienza e la condivisone del dolore in primis. E poi quell’accompagnamento, sia di tipo specialistico (legale, psicologico) che per così dire “sociale”, di cui la vittima è sempre carente. Mentre chissà come mai intorno al predatore, c’è sempre tutto un mondo intorno….
Com’è la situazione in Italia dal punto di visto legislativo? Nello specifico, cosa rischia il pedofilo?
Le leggi ci sono. Basterebbe fossero applicate. Certo se ragioniamo in termini di pene allora a volte sfioriamo il ridicolo. Questo però non deve fermare le vittime dal chiedere aiuto alle istituzioni preposte ed a fidarsi o meno della giustizia. Una cosa però è certa. A volte per la vittima la condanna è per così dire a vita. Per il pedofilo invece è risolta con una sorta di patteggiamento e di lavaggio della propria coscienza, in cambio di una sberla sulle mani.
Quale connotazione dai al termine “pedofago” che in molti vorrebbero giustapporre a quello più nell’uso corrente di pedofilo?
Io li chiamo predatori di bambini. E già mi basta quello. Aggiungo però che il problema oggi a volte è già che passi il termine “pedofili” con la sua oramai accertata connotazione negativa, rispetto alla sua radice. Quindi fermiamoci su quello altrimenti generiamo solo ulteriore confusione.
Quali sono i progetti in cantiere dell’associazione Prometeo e quali, ad oggi, le “vittorie” di cui si può fregiare?
Perdonami, non mi piace misurare gli obbiettivi del nostro lavoro in termini di vittorie, facendoti magari un elenco di riconoscimenti utili solo ad una inutile quanto anacronistica autocelebrazione. E’ vittoria ogni qual volta, e lo dico ripetendomi ma senza alcuna retorica, quel bimbo, da zero a 80 anni, torna a sorridere. E’ vittoria quando si innamora. Quando cade ma poi si rialza. Quando le ferite si cicatrizzano…ecco allora sì parliamo di vittoria. Quanto ai progetti sono come sempre tantissimi. Mi preme sottolinearne uno, oramai in itinere da due anni e che è diventato il nostro fiore all’occhiello: abbiamo creato un coordinamento, unico in Europa, che riunisce più di duemila vittime di abusi. Anime grandi arrivate con la morte nel cuore e che oggi magari sono diventate madri, si sono sposate, son tornate sui banchi di scuola, hanno riaperto gli occhi per guardare il sole. Ecco il futuro nostro sarà sempre più orientato in questa direzione. Nel prenderci cura di loro, regalando in realtà a noi stessi, un mondo di belle frequentazioni.
In che misura può dirsi ancora vivo il tabù per tutto quel che concerne l’argomento?
In una misura ancora extra large….ben radicata in noi, in una cultura dove il senso di colpa continua a mietere vittime e dove quindi un tema come questo, per le sue caratteristiche, genera ancora levate di scudi ed ipocrite rimozioni.
Ultima domanda: qual è il messaggio che da presidente dell’associazione non ti stanchi mai di lanciare?
L’abuso non dura per sempre…nessun dolore vive per sempre…serve uno sforzo, maggiore di tutti gli altri, ma ogni minuto dedicato al dolore è un minuto sottratto alla vita. Che invece è giusto lì, pronta a riabbracciarvi e chiedervi scusa, per il tempo che vi ha fatto aspettare, stretti in un angolo….
Giuseppe Maggiore
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