PALERMO: L’ARTE CONTEMPORANEA IN SICILIA

di Mauro Carosio

Lo storico palazzo Riso, che si affaccia su piazza Bologni a Palermo, venne realizzato grazie alla collaborazione dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia a fine Settecento. Dopo una serie di passaggi di proprietà, da parte di famiglie nobili locali, nel XIX secolo passò alla famiglia Riso il cui stemma è ancora visibile sul portale principale. Dopo i crolli dovuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, negli anni ‘90 iniziarono una serie di restauri che terminarono nel 2006 e che hanno restituito all’edificio un aspetto degno degli antichi splendori. Nel 2009 palazzo Riso diventa la residenza dell’unico museo di arte contemporanea in Sicilia e da allora, oltre a una collezione permanente di artisti di fama internazionale, ospita mostre ed eventi culturali di notevole interesse. Nell’arco del 2009 è sede di tre mostre nelle quali si ripercorrono le tappe dell’arte contemporanea in Sicilia dagli anni ’60. L’anno successivo è stato caratterizzato da esposizioni di artisti provenienti dall’area del Mediterraneo, con l’esposizione al pubblico, per la prima volta, di opere provenienti dalle biennali d’arte di Marrakesh, Istanbul e Atene. Quest’anno è la volta di “Sotto quale cielo?”, l’esposizione curata da Daniela Bigi che ha aperto l’11 giugno e che si chiuderà il prossimo 30 ottobre. La mostra è costituita principalmente da nuove produzioni di artisti che si sono dedicati principalmente al tema del paesaggio in Sicilia affrontato secondo i differenti obiettivi degli autori, ma intrecciati fortemente con i panorami socio culturali che l’attualità degli ultimi anni ha proposto. Cinque gli artisti in causa e cinque le riflessioni intorno al tema. L’esposizione è il risultato di un progetto iniziato lo scorso anno quando Massimo Bartolini, Flavio Favelli, Hans Schabus, Marinella Senatore e Zafos Xagoraris, sono stati invitati a risiedere a Enna, Termini Imerese, Capo d’Orlando e Ficarra vivendo a stretto contatto con le comunità e i paesaggi locali. A palazzo Riso sono oggi riunite  le opere prodotte in quei luoghi e altre che gli autori hanno voluto proporre sempre dedicate al paesaggio siciliano. Ecco dunque intrecciarsi le memorie struggenti dei minatori della provincia di Enna, proposti da Marinella Senatore con le vicende attualissime riguardo alla smobilitazione degli stabilimenti della Fiat di Termini Imerese analizzate da Zafos Xagoraris. Interessante il lavoro di Hans Shabus, che mette in mostra una metafora dell’orrore, semplicemente collocando a terra i resti delle barche affondate dei migranti che sognano il volto di Lampedusa. Questo e altro nelle proposizioni onirico metaforiche che come dice la brochure curata dall’equipe del museo: “rappresentano le componenti di un articolato percorso di approfondimento che, nato sotto il cielo di Sicilia, si estende a tutti i cieli sotto i quali, individualmente o collettivamente collochiamo la nostra azione nel presente, costruiamo con le nostre azioni il paesaggio del presente”.

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