Su Santa Febronia le notizie agiografiche rimangono per molti aspetti avvolte nel mistero. È la Febris pagana venerata presso i Romani, le cui celebrazioni avevano il loro fulcro nel mese di febbraio e in quella che è l’odierna festa di San Valentino? È la dotta monaca vissuta in terra d’Oriente, e che subì uno dei più cruenti martirii sotto l’Imperatore Diocleziano? O era forse la figlia dell’Imperatore Eraclio poi trasformata in un’eroina oggetto di culto? Ci sono mai state sante omonime in Sicilia (a Patti), a Pavia o ancora in Russia? Il cranio di Febronia è conservato nell’altare maggiore della chiesa di San Carlo ai Catinari di Roma, dove pure la sua statua troneggia sul colonnato del Bernini che abbraccia piazza San Pietro; i ruderi di una chiesa a lei intitolata sono stati di recente individuati a Milano, in corso Garibaldi, ed uno dei corpi santi custoditi nella Quadreria delle Sette Chiese di Monselice, in Veneto, viene indicato come il suo. Numerosi e noti studiosi si sono cimentati di volta in volta nel tentativo di ricostruire la genealogia di Febronia, cercando di stabilire l’epoca dell’affioramento delle prime notizie e le dinamiche della loro diffusione e trasformazione. Tra questi, si ricordino gli agiografi Reginald Grégoire e Paolo Chiesa. Lo studio di Maria Stelladoro cerca di compiere un ulteriore passo in avanti e di chiarire soprattutto alcuni aspetti controversi sulla diffusione del suo culto in luoghi geograficamente distanti. Il libro, oltre a prendere in esame i numerosi testimoni della Passio (redatti in arabo, armeno, copto, georgiano, greco, irlandese, latino) e conservati nelle biblioteche italiane e straniere (Albania, Austria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Russia, Spagna, Turchia, Ex Yugoslavia, etc.), riporta anche il racconto dei Miraculi Artemii (composti intorno al VII secolo) in cui per la prima volta viene menzionata Febronia come assistente del megalomartire Artemio, nella guarigione delle malattie ai genitali femminili. Uno degli aspetti interessanti relativi alla Passio Sactae Febroniae è quello della sua ampia diffusione in contesti monastici, per il suo alto valore edificante, e inoltre quello che sembra ipotizzare il suo aver fatto da modello per la Passio di un’altra più nota figura: Sant’Anastasia. Ampio spazio è dedicato all’aspetto cultuale che interessa varie regioni del Mediterraneo, dall’Oriente all’Occidente, interessando in particolare Francia, Italia (di cui si riporta un elenco delle principali località in cui si registra la presenza del culto) e Russia. Naturalmente, altro proposito dello studio è quello di chiarire il complesso rapporto tra la Febronia mesopotamica originaria di Nisibi (odierna Nusaybin), venerata come patrona a Palagonia (CT), e la Febronia-Trofimena il cui culto lega le due città di Minori (SA) e Patti (ME), ritenuta invece secondo una inveterata tradizione popolare originaria della Sicilia. Arricchiscono il volume alcune curiosità toponomastiche e onomastiche, con menzione di luoghi e personaggi illustri in cui ricorre l’antroponimo Febronia. Sebbene non esaurisca completamente gli interrogativi su questa controversa ed enigmatica figura, il saggio della Stelladoro (che si è avvalso del supporto del sodalizio Amedit e della copertina illustrata dallo storico dell’arte Massimiliano Sardina), costituisce indubbiamente un prezioso strumento per quanti volessero approfondire la conoscenza di Febronia, nelle sue molteplici sembianze di dea e di santa, di dotta monaca e di archetipica catechista, di martire eccellente e di guaritrice, che certamente non mancheranno di affascinare il lettore, e di stimolare in esso un più ampio orizzonte di riflessioni e di ulteriori approfondimenti.
Giuseppe Maggiore
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Dall’Oriente all’Occidente il culto millenario di S. Febronia
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