UNITA’ DI MOLTEPLICI IDENTITA’

Nelle guerre sante del Terzo Millennio  – ormai scontro di contrapposti fondamentalismi – si bullonano crocifissi alle pareti come fossero simboli di partito, si vorrebbe imporre la lettura della bibbia nelle scuole, si dibatte su ciò che sia con o contro natura, ci si dichiara obiettori di coscienza contro l’aborto… ma nel frattempo si continua a crocifiggere l’intelligenza e la razionalità dell’Uomo ormai adulto che ha una propria identità portatrice di idee, sentimenti, aspirazioni. E quante vite abortite popolano la nostra società, vite vissute nella menzogna? Sono questi i veri aborti, i veri crocifissi figli del Dogma e della Moralità imperante. Non vi è perversione maggiore di questa nello starnazzo di valori istituzionalizzati, da parte di chi, dietro l’edulcorata immagine della persona di provata moralità, magari ha solo trovato il modo di giocare astutamente la propria partita tra vizi privati e pubbliche virtù. C’è un certo bisogno di far pulizia nel Bel Paese… e allora ecco che si cacciano via rom e immigrati… perché stiamo perdendo l’Italia.  Ma intanto sono gli italiani per primi a insozzare con sporcizia e imbruttire con scempi architettonici le loro belle città d’arte che le nuove generazioni non conosceranno nemmeno, una volta abolita dagli insegnamenti la storia dell’arte;  intanto resta ancora da vedere se son più italiani i terroni o i polentoni; e in tutto questo, a Venezia, un gruppo di italiani rischiava il linciaggio perché sventolava il tricolore. 150° Anniversario dell’Unità d’Italia: tra secessioni e federalismi, diventa una provocazione persino il recarsi in certe regioni muniti della bandiera nazionale. Pensate a tutti coloro cui lo Stato ha sottratto un anno di vita per servire una patria che non c’è, o a quanti hanno e continuano a dare la propria vita, il proprio sangue per questa mera illusione nazionalistica. Bisognerebbe in effetti riscrivere la storia… e non dalla parte dei vincitori. Scoprire se davvero vi sia in tale ricorrenza un evento da festeggiare con unanime giubilo nazionale. Bisognerebbe riscoprire le ragioni che portarono alla nascita del brigantaggio e della tuttora irrisolta Questione Meridionale… E cosa significa, oggi, il dirsi Italiani? Quale identità nazionale si dovrebbe difendere se non quella della molteplicità? A chi  volesse obiettare una presunta cultura nazionale, allora, da buoni siciliani, si dovrebbe rispondere che la nostra cultura è cosmopolita, figli come siamo di una terra che da sempre e per sempre è crocevia di popoli e di culture: nelle nostre vene scorre sangue di tutte le etnie, il nostro ingente patrimonio artistico-monumentale, il nostro sapere e la nostra stessa lingua sono espressione di millenni di civiltà multiculturale.  Di simili e pur diversissimi retaggi culturali è intessuta la storia di ogni regione-staterello di quest’Italia identitaria. Questo ci dovrebbe far sentire a casa in ogni luogo, farci riconoscere in ogni uomo della Terra. Ben altra cosa sono i regimi e i fondamentalismi formatisi entro il raggio di confini geografici mille volte ridisegnati dalla storia e dall’umana follia: dovremmo lavorare per abbatterli e per sottrarci al giogo di fatue ideologie e disumani dogmi; riconoscerci nella nostra tradizionale accoglienza e tensione verso l’altro, piuttosto che nel limitato e arrogante individualismo nazionalistico o di qualsivoglia gruppo politico-religioso. Ma intanto c’è la cara Tivù a farci da autorevole educatrice… e sarebbe molto meglio il silenzio rispetto a certe lordure viste e udite attraverso uno schermo che ci oltraggia, ci umilia, ci inganna; molto meglio meditarla la cronaca – mentre la stiamo vivendo – che farsela raccontare infarcita di menzogna; saper costruire modelli relazionali e affettivi veri, piuttosto che esibire o difendere strenuamente un’idea di famiglia che mal si concilia con la molteplicità degli individui. Accingiamoci dunque a festeggiarla quest’Unità Nazionale, tra mille contraddizioni e sfaccettature; tra il prosperare di disoccupati, cassaintegrati e precari figli di una nazione fondata sul Lavoro, in cui si riaffermano e consolidano antiche Caste che ci gravano con i loro privilegi.

Giuseppe Maggiore

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